Christiane Kralovec
365 TESTIMONIANZE DI OSPITALITA’ | ||
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Collaboratore |
Austria |
Christiane Kralovec |
Ospitalità, secondo me, ha a che fare molto con spontaneità e flessibilità. Si tratta di accogliere l’altro, non importa quando, dove e come. La cosa che conta è di farlo con cuore aperto. Ciò può significare anche di dover mettere da parte le proprie idee e le proprie convinzioni. Ospitalità esige di cogliere le necessità dell’altro e di fare veramente il suo bene. Ciò esige a sua volta tempo, orecchie aperte all’ascolto, ma anche la capacità di stare in silenzio e, perché no, l’abilità di cucinare il piatto preferito dell’ospite…
Nel mio lavoro nell’hospice sperimento in continuazione, oltre all’alta professionalità, questo spirito di ospitalità. Il termine hospice deriva dal latino hospitium, che appunto indica un luogo di ospitalità. Dà molta gioia andare incontro ai desideri dei nostri ospiti in maniera anche non convenzionale, ma concreta. Bisogna sempre avere il coraggio di pensare creativo.
Avevamo un paziente che apprezzava molto bere un vero espresso dopo pranzo. Il consueto caffè dell’hospice non faceva per i suoi gusti. Meno male che abbiamo scoperto che la macchina del caffè nella stanza riservata ai medici produceva esattamente il caffè che quel paziente amava. Quindi gli abbiamo preparato ogni giorno, ovviamente in una tazzina da espresso, il suo amato caffé rendendolo con ciò molto felice nei suoi ultimi giorni di vita. E’ capitato anche di montare dei letti aggiuntivi per permettere alle coppie di stare insieme e ci prendiamo il tempo per giocare con i bambini dei familiari.
Sono piccoli gesti che non rientrano nel quadro classico dell’attività clinica. Non vogliono sostituire l’attività medico-professionale, ma vanno interpretati come un’attività di affiancamento che è espressione del nostro rispetto e della nostra considerazione per i desideri e per le necessità individuali dei nostri ospiti, un’espressione di ospitalità per l’appunto.