Lavoro come psicologa nell’area della disabilità, nei padiglioni 3 e 6, molto diversi tra di loro. Il padiglione 3 è destinato ad assistere pazienti con disabilità mentale da moderata a grave, associata a gravi disturbi di comportamento; il 6 è riservato a pazienti con disabilità psichica moderata, associata a disturbi del comportamento, e con difficoltà nell’interazione sociale; entrambi i padiglioni si caratterizzano però per l’alto livello di partecipazione alle attività.

Si lavora anche con le famiglie quando l’equipe terapeutica lo ritiene necessario o nel caso in cui siano proprio le famiglie a richiederlo. Come è evidente, lo si fa in situazioni precise, in cui si lavora sul tema in questione, si cerca di risolverlo e finalizzarlo; si osserva però che durante questi colloqui più di una volta sorgono o risultano evidenti temi che non sono affrontabili, problemi degli stessi membri della famiglia irrisolti e inespressi, fratelli con genitori anziani e … che succederà dopo?... aspettative che possono portare a frustrazione e rabbia, limitazioni provocate dalla disabilità, affetti difficili o che si ha “vergogna” a riconoscere, facendoli sentire colpevoli. Oltre a questi ci sono molti altri problemi.