Progetto Formativo dei Fatebenefratelli
Libro della Formazione
ORDINE OSPEDALIERO DI SAN GIOVANNI DI DIO
PROGETTO FORMATIVO
DEI FATEBENEFRATELLI
CURIA GENERALIZIA
ROMA, 24 OTTOBRE 2000
“Ma se venite qui,
dovete obbedire molto
e lavorare molto più
di quanto abbiate lavorato,
e tutto (assorto) nelle cose di Dio
e perdere il sonno nella cura dei poveri.
La casa è aperta per voi:
vorrei vedervi camminare di bene in meglio,
come figlio e fratello”.
(Lettera di San Giovanni di Dio a Luigi Battista, 11)
SIGLE DEI DOCUMENTI CITATI
O INERENTI ALLA FORMAZIONE
Documenti
della Chiesa
AG Ad Gentes,
1965.
ChL Christifideles
Laici, 1989.
CDC Codice di
Diritto Canonico, 1983.
CP Conferenza
di Puebla, 1979.
CSD Conferenza
di Santo Domingo, 1992.
DH Dolentium
Hominum, 1985.
DM Dives
in Misericordia, 1980.
DV Dei
Verbum, 1965.
EN Evangelii
Nuntiandi, 1975.
EV Evangelium
Vitae, 1995.
FetR Fides et
Ratio, 1998.
GS Gaudium
et Spes, 1965.
Ivt In
verbo tuo, 1998.
LG Lumen
Gentium, 1964.
OPR Ordo
Professionis Religiosorum, 1970.
OT Optatam
Totius, 1965.
PC Perfectae
Caritatis, 1965.
PI Potissimum
Institutioni, 1990.
RC Renovationis
Causam, 1969.
RH Redemptor
Hominis, 1979.
RPU Religiosi
e Promozione Umana,1980.
SC Sacrosanctum
Concilium, 1963.
SD Salvifici
Doloris, 1984
TMA Tertio
Millennio Adveniente, 1994
UR Unitatis
Redintegratio, 1964.
VC Vita
Consecrata, 1996.
VFC Vita
Fraterna in Comunità, 1994.
Lettere
di San Giovanni di Dio
LB A Luigi Battista
1GL Prima a Gutierre
Lasso
2GL Seconda a Gutierre
Lasso
1DS Prima alla Duchessa
di Sessa
2DS Seconda alla Duchessa
di Sessa
3DS Terza alla Duchessa
di Sessa
ALTRI
DOCUMENTI DELL’ORDINE OSPEDALIERO
DI SAN GIOVANNI DI DIO
C Costituzioni
dell’Ordine Ospedaliero, 1984.
CCIS Confratelli
e Collaboratori insieme per servire e promuovere la vita, 1992.
CFOO La Comunità formativa,
1991.
CIOO Carta
d’Identità dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, 2000.
DCGB Dichiarazioni
del LXIII Capitolo Generale di
Bogotà,1994.
DMO La Dimensione
Missionaria dell’Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Dio, 1997.
FF La Formazione del
Fatebenefratello, 1985.
FPOO La
Formazione Permanente nell’Ordine, 1991.
LGS Lasciatevi
Guidare dallo Spirito, 1996.
OF2000 L’Ospitalità dei Fatebenefratelli verso
l’anno 2000, 1986.
GDDV Giovanni
di Dio continua a vivere nel tempo, 1991.
PAFOO Preparazione
e aggiornamento dei Formatori, 1991.
PVCOO Il
Progetto di vita comunitaria, 1991.
PVOO La
Pastorale vocazionale nell’Ordine, 1992.
SSGG Statuti
Generali, 1998.
SVF Stile
di vita dei Fatebenefratelli, 1991.
UOO L’Umanizzazione,
1981.
PRESENTAZIONE
Ho il piacere di presentare a tutto
l’Ordine il Progetto Formativo dei Fatebenefratelli. Si tratta di un documento
realizzato in continuità con quello precedente, dal titolo “La Formazione del Fatebenefratello”,
pubblicato nel 1985, a partire dalle direttive del Concilio Vaticano II.
Abbiamo voluto aggiornarlo per rispondere alle esigenze formative del nostro
Ordine ed alla raccomandazione fatta dalla Chiesa attraverso l‘Esortazione
Apostolica Vita Consecrata[1].
Negli ultimi anni, Confratelli e
Collaboratori hanno messo in atto il compito di identificazione e
chiarificazione di ciò che l’Ordine desidera apportare al mondo della salute,
oggi e nel futuro. In sintonia con questo compito, i Confratelli formatori
hanno partecipato al processo in modo speciale e diretto. L’elaborazione di un
progetto formativo aggiornato, come quello che è contenuto nel presente
documento, evidenzia chiaramente il loro interesse e spirito di servizio
nell’apportare le proprie conoscenze e la propria esperienza, per il bene dell’Ordine
e dei futuri Confratelli.
Vorrei spiegare com’è stato elaborato
questo progetto di formazione:
Una prima Commissione ha preparato lo
schema iniziale, partendo da un lavoro di analisi e sintesi delle domande
rivolte a tutti i formatori ed ai formandi. La seconda Commissione ha elaborato
la bozza del progetto del libro, che è stata nuovamente studiata dai formatori,
dalle Curie Provinciali e da altri Confratelli, dai quali sono arrivati
contributi e suggerimenti per migliorarne il contenuto e la struttura. Dopo
aver integrato i diversi apporti ricevuti, si è proceduto ad una nuova
redazione del testo, alla sua traduzione e alla pubblicazione nelle diverse
lingue. Per finire, il nostro Progetto Formativo viene presentato al Capitolo
Generale di Granada, che si celebra dal 5 al 25 novembre 2000.
Nelle pagine che seguono, abbiamo
cercato di plasmare i contenuti propri del carisma e della spiritualità, così
come gli obiettivi, i criteri, i mezzi ed i contenuti che come Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di Dio desideriamo trasmettere, ai candidati ed a
tutti i Confratelli, lungo il processo di formazione iniziale e permanente.
Alla Curia Generalizia spetta il
compito di vigilare affinché in tutto l’Ordine si trasmetta il modello
formativo che viene presentato da questo nuovo Progetto e, allo stesso tempo,
essa dovrà animare le diverse Province[2] e Centri di
Formazione ad assumere ed integrare gli elementi essenziali alla vita religiosa
ospedaliera.
Per questo motivo, invito alla responsabilità ogni
Provincia, ciascun formatore e formando, per trovare in questo documento le
linee di attuazione che rafforzino l’unità nella diversità, ed evitare
situazioni di vuoto, rispetto a ciò che consideriamo autentico e necessario nel
processo formativo.
Tenendo conto dell’aumento dei Centri di Formazione
Interprovinciali e delle differenze culturali esistenti, abbiamo bisogno di
criteri comuni di attuazione che contribuiscano all’unità, con il dovuto
rispetto per la diversità, della nostra famiglia ospedaliera.
Il rinnovamento
e l’aggiornamento del nostro Libro di Formazione è un’occasione affinché tutti
prendiamo coscienza dell’importanza che assume il compito della formazione.
Dobbiamo fare nostro questo nuovo strumento con responsabilità, sia a livello
personale sia Istituzionale. In ciascuna Provincia, Commissione
Interprovinciale o Gruppo di Formazione, dovremo lavorare uniti ed in modo
integrato per trasmetterne il contenuto a tutti i Confratelli e ai candidati.
Vorrei anche
rivolgere un appello alla responsabilità dei Superiori Maggiori, dei Formatori
attuali e di quelli futuri, e ad ogni Confratello, affinché il presente
documento ci aiuti a raggiungere l’obiettivo centrale della formazione, che è:
“la preparazione della persona alla
totale consacrazione di sé a Dio nella sequela di Cristo, a servizio della missione”[3].
Ai formatori chiediamo di essere
persone integre, secondo lo spirito delle Costituzioni, e che ci aiutino ad
approfondire i documenti propri dell’Ordine, in comunione con il Governo e
l’Animazione dell’Ordine stesso. Che con il loro senso di ricerca e creatività,
aprano nuove strade per il futuro dell’ospitalità[4].
Riteniamo che l’universalità
dell’Ordine sia una grande ricchezza. Cerchiamo di apportare i valori del
Vangelo ad ogni cultura, riconoscendo e facendo nostri quegli elementi
culturali delle distinte realtà che non sono in contraddizione con i principi
della fede né con la nostra consacrazione religiosa. Consapevoli del fatto che
viviamo in società pluraliste e diverse, come Fatebenefratelli non pretendiamo
l’uniformità. Siamo presenti nei cinque Continenti e vogliamo incarnare la vita
consacrata e far crescere l’Ordine nell’ambito della situazione concreta in cui
ci troviamo. Invitiamo a far sì che una vera inculturazione diventi realtà mediante
l’applicazione di questo Progetto alle necessità concrete di ogni Provincia e
di ogni paese.
Con senso della Chiesa e dell’Ordine
abbiamo integrato in questo documento non soltanto ciò che si riferisce alla
formazione iniziale, ma anche quanto è in relazione con una formazione
permanente, che è “un’esigenza intrinseca
alla consacrazione religiosa”[5]. Insistiamo
inoltre sull’importanza dell’accompagnamento per il discernimento vocazionale
dei candidati e durante tutto il processo formativo.
Il nostro Progetto
Formativo tende a fungere da aiuto nel processo di identificazione con il
Cristo misericordioso che siamo chiamati a seguire e ad annunciare, secondo lo
stile di San Giovanni di Dio. Spero che aiuti tutti, e in modo particolare i
principali destinatari, che sono poi i formatori ed i formandi, a comprendere
meglio ciò che significa sentire la
chiamata del Signore per decidersi a viverla con gioia e speranza nell’Ordine
Ospedaliero.
Il Libro della
Formazione, che ora viene pubblicato, è il frutto di quasi due anni di
consultazioni e di studio laborioso realizzato da un numero significativo di
Confratelli, ed in modo particolare da coloro che hanno fatto parte delle
commissioni e vi hanno lavorato direttamente, con il coordinamento di Fra Luis
M. Aldana, Consigliere Generale. A tutti loro giunga il mio ringraziamento per
il grande servizio che hanno reso alla nostra Famiglia Ospedaliera.
Desidero che il
documento che ora mettiamo nelle vostre mani diventi un mezzo pedagogico
efficace per tutti, e che ci aiuti a vivere più per convincimenti e valori che
per norme.
E’ con un profondo sentimento di
gratitudine che lo presento a tutto l’Ordine, nella giornata dedicata a San
Raffaele Arcangelo, che è per noi un modello di accompagnamento e di ospitalità.
Roma, 24 ottobre 2000
Memoria di San Raffaele Arcangelo
Fra Pascual Piles Ferrando
Priore Generale
|
INTRODUZIONE
1. Il
presente documento della Formazione è un libro aperto, che fa suo lo spirito
vissuto dalla Chiesa nel Concilio Vaticano II e che continua ad avere vitalità,
come sottolinea il Santo Padre nella Tertio
Millennio Adveniente[6], e con il
quale cerchiamo di rispondere al rinnovamento della vita consacrata. Questo
nuovo progetto formativo è stato elaborato a partire dal precedente libro della
formazione dell’Ordine, ed è stato arricchito con l’esperienza di tre lustri di
lavoro. E’ stato aggiornato nel linguaggio, nello stile e nei criteri,
accogliendo l’invito che la Chiesa ha fatto agli Istituti di vita consacrata,
ad elaborare “una ratio completa ed
aggiornata”[7].
2. Il Libro della Formazione è
strutturato in quattro capitoli e diviso, a sua volta, in dieci sezioni,
ciascuna dei quali con sufficiente ampiezza:
Capitolo primo: Identità del Fatebenefratello e
Modello formativo dell’Ordine Ospedaliero.
Capitolo
secondo:
Obiettivi, criteri, mezzi e contenuti della formazione.
Capitolo terzo: Formazione Iniziale. Tappe formative.
Capitolo
quarto:
Formazione continua.
3. Nel primo capitolo presentiamo, in modo
conciso, i contenuti fondamentali della sequela di Cristo nell’ospitalità
secondo lo spirito di San Giovanni di Dio. Ciò ci porta ad assumere quella che
è la tradizione dell’Ordine: gli elementi propri del carisma fondazionale, il
suo sviluppo lungo la storia in continuo contrasto con i segni dei tempi che
siamo costretti a vivere agli albori del Terzo Millennio.
4. Il
testo fa riferimento, in primo luogo, al Fondatore, affinché candidati e
formandi conoscano la sua figura, il processo della sua vocazione, le sue
motivazioni, la vastità del suo apostolato, come espressione di fede e di
carità, per dare speranza ai poveri, ai malati e ai bisognosi.
5. In
secondo luogo, la formazione deve realizzarsi alla luce della storia e della
tradizione del nostro Ordine. E’ determinante approfondire, a livello personale
ed istituzionale, gli aspetti del nostro passato, per rispondere alle esigenze
del nostro carisma, con fedeltà creativa ed aperti ai nuovi tempi ed alle nuove
circostanze del nostro apostolato.
6. In
terzo luogo, il compito formativo dev’essere attento alla realtà che è vissuta
nel contesto in cui l’Ordine è impiantato. Questi riferimenti devono portarci
ad una re-impostazione della nostra dimensione apostolica: luoghi e forme di
presenza, nuovi stili di orientamento e di gestione delle opere e rapporti con
i collaboratori. La formazione deve preparare a queste situazioni in
cambiamento che riguardano il nostro Ordine ed il mondo attuale. Nella Carta d’Identità dell’Ordine Ospedaliero troviamo degli orientamenti per andare avanti
e riflettere in questo senso.
7. Formarci
oggi come Fatebenefratelli presuppone per noi:
- Una chiamata alla
conversione secondo lo stile di San Giovanni di Dio. Ciò
richiede che in ciascuno di noi avvenga quel processo di cambiamento che
si realizzò nel nostro Fondatore, che da Juan Ciudad diventò San Giovanni
di Dio.
- Una sensibilità di fronte
alla sofferenza umana. Sono tante le persone che
soffrono a causa della malattia, dell’emarginazione, della povertà,
dell’ingiustizia e della violenza. Come consacrati, siamo chiamati ad
incarnare e a manifestare i sentimenti ed i gesti del Cristo
misericordioso in solidarietà con l’uomo e la donna che soffrono, mettendo
al loro servizio la nostra vita ed i mezzi tecnologici e scientifici,
essendo segno ed annuncio dell’arrivo del Regno di Dio.
- Un’opzione per le persone
povere. San Giovanni di Dio è stato chiamato il Padre dei poveri per la sua vicinanza, la solidarietà e l’opzione
preferenziale che ebbe nei loro confronti[8]. Una
delle sfide del XXI secolo per l’Ordine sarà quella di crescere in
semplicità, solidarietà ed impegno per accostarci alla loro realtà.
- Una risposta alle sfide
dell’ospitalità di oggi. La formazione deve sensibilizzare
ed illuminare i temi della sofferenza e dell’emarginazione con impostazioni
adeguate, indirizzate a trasformare e/o eliminare le strutture personali e
sociali che le generano. Allo stesso modo, con la Pastorale della salute e
la Pastorale sociale dobbiamo apportare soluzioni creative nel modo di
dare ascolto e rispondere alle diverse situazioni di malattia, povertà ed
ingiustizia. Queste realtà che generano esclusione e sofferenza, sono in
costante evoluzione in un mondo diverso e mutevole[9] e sono
una sfida che siamo chiamati ad affrontare con la “Nuova Evangelizzazione,
la promozione umana e la cultura cristiana”[10], con la
Nuova Ospitalità.
- Un vero interesse per la
cultura, lo studio e la formazione. La fedeltà alla nostra
vocazione implica una forte chiamata alla responsabilità e alla competenza
nel proprio lavoro. Formarsi per la missione implica il lavorare per
portare avanti e coltivare i valori ed i talenti personali[11]. La vita
consacrata necessita, come mezzi che rafforzino la formazione integrale,
di un impegno per la cultura, la conoscenza dei diversi popoli ed una dedizione
allo studio. Nell’enciclica Fides et
Ratio ci viene ricordata la necessità di coniugare i progressi della
filosofia, delle scienze umane e della tecnica con i postulati della
nostra fede[12].
- Un’applicazione della
dottrina della Chiesa alla realtà concreta del mondo della sofferenza e
dell’emarginazione. Dopo aver fatto la nostra
opzione di vita come Fatebenefratelli, potremo collaborare positivamente
all’evangelizzazione ed essere fedeli al carisma dell’ospitalità, nella
misura in cui la formazione dei Confratelli è all’altezza delle esigenze
del nostro tempo e sappiamo portare avanti un’adeguata pastorale,
applicata ad ogni momento e situazione. In questo modo, ci sentiamo uniti
all’azione evangelizzatrice della Chiesa, mediante l’applicazione dei documenti
e degli altri orientamenti del suo Magistero.
- Una preparazione dei
candidati affinché vivano la comunione dell’Ordine. Questo
spirito di comunione implica, oltre allo studio della figura del Fondatore
e della storia dell’Ordine, una conoscenza basilare de:
·
la realtà e l’universalità dell’Ordine;
·
le nostre Costituzioni e gli Statuti Generali;
·
i documenti più significativi della nostra spiritualità e
missione ospedaliere;
·
e valori e le esigenze della missione;
·
il modo di condividere il carisma con i collaboratori.
h. Una visione
del futuro che ci aiuti ad assumere nuove responsabilità. L’integrazione
dei nuovi Confratelli è la garanzia del futuro del nostro Ordine. Ciò esige, da
una parte, di impiegare i mezzi necessari per favorire lo sviluppo del loro
processo vocazionale e, dall’altra, di agevolare loro le conoscenze pratiche
per assumere nuovi compiti al servizio dell’ospitalità.
i.
Una presenza significativa dell’Ordine nel rispetto del
pluralismo culturale. Il nostro Ordine è impiantato in realtà molto eterogenee e
pluraliste in cui dobbiamo rendere presente il segno di San Giovanni di Dio. Lo
stile di formazione dell’Ordine deve farci analizzare il senso ed il modo di
esercitare il carisma ospedaliero nel mondo di oggi, ed interrogarci costantemente
sul nostro significato come Confratelli e sulla novità che siamo chiamati ad
apportare al mondo, alla società ed alla Chiesa con spirito di comunione e di
partecipazione.
j.
Comunità che siano espressione dei valori essenziali della
vita consacrata nell’ospitalità. La ragion d’essere delle nostre
comunità è l’evangelizzazione con il proprio carisma. Esse sono il luogo in cui
apprendiamo a vivere il carisma ospedaliero e ad affrontarlo con i
contenuti dei documenti della Chiesa e
dell’Ordine. E’ nella comunità che il formando ed il Confratello impara a
vivere con le persone che Dio ci ha messo accanto, con le loro qualità,
diversità e limiti[13].
8. In
sintesi, formare per essere Fatebenefratelli nel XXI secolo, significa farsi
carico di questi impegni per non correre il rischio di perdere la ricchezza e
la fecondità del nostro carisma, creando un divario tra l’insegnato ed il
vissuto, tra la teoria e la pratica, tra il desiderato ed il realizzato.
Capitolo
Primo
IDENTITA’
DEL
FATEBENEFRATELLO
MODELLO
FORMATIVO
DELL’ORDINE
OSPEDALIERO
CARISMA
E SPIRITUALITA’
9. Il nostro Progetto di Formazione,
ispirato dal carisma e dalla traiettoria storica dell’Ordine, si basa sulla
sequela di Cristo secondo lo stile di San Giovanni di Dio. Per questo, con la
nostra spiritualità e la nostra missione, offriamo ai Confratelli ed ai
formandi gli elementi che consideriamo essenziali per seguire l’itinerario
formativo nell’Ordine.
1. LA
VITA CONSACRATA NELL’OSPITALITA’
10. I consigli evangelici sono parte essenziale
della vita consacrata, “un dono della
Trinità santissima”[14]. Dio Padre, il Creatore, ci chiama a seguire suo
Figlio, incarnando i suoi sentimenti e la sua forma di vita, per mezzo dello
Spirito Santo che ci guida verso la libertà e la donazione.
11. La vocazione alla vita consacrata è
un’iniziativa interamente del Padre[15]. A partire dalla chiamata del Signore e dalla
risposta dei convocati, la vita del consacrato va trasformandosi e
assomigliando al modo di essere di Cristo. E’ possibile assumere questo dono
della vita consacrata solo con una vocazione, come gratuità e dono dello
Spirito.
12. La nostra vita consacrata nell’ospitalità
ha come fine primordiale la sequela di Gesù di Nazareth. La sua vita e la sua
persona elargite per la salvezza dell’umanità, ci interpellano e ci invitano a
riprodurre i suoi stessi gesti ed atteggiamenti di servizio nei confronti dei
poveri, dei malati e dei bisognosi. Il nostro Fondatore fu arricchito dallo
Spirito Santo con il carisma dell’Ospitalità. Egli fu invitato alla sequela di
Cristo ed inviato a mettere la propria esistenza al servizio del Vangelo della
vita[16], dando origine alla Famiglia Ospedaliera.
13. L’Ordine, radicato sul campo
teologico-trinitario e basandosi sulle dimensioni di consacrazione, missione e
comunione, conserva la sua vitalità e fedeltà al carisma quando i
Confratelli:
a.
Vivono uno stile di
vita semplice, armonizzando azione e contemplazione.
b.
Riproducono e
manifestano in terra i gesti e gli atteggiamenti di benevolenza e di dedizione
“del Cristo compassionevole e misericordioso del Vangelo”[17].
c.
Annunciano il Regno
e creano fraternità al servizio dei poveri, dei malati e dei bisognosi, vivendo i consigli evangelici, adeguandosi
alle circostanze e urgenze di ogni tempo e luogo.
2. TRATTI ESSENZIALI DEL CARISMA
E DELLA SPIRITUALITA’ JUANDEDIANA
14. Tra i tratti essenziali della nostra
identità come Fatebenefratelli abbiamo il carisma dell’Ospitalità, che ci rende
capaci di offrire un servizio in favore degli altri come il buon samaritano.
15. In questa prospettiva, raggio d’azione
essenziale e incarnazione della nostra spiritualità sono i poveri ed i malati,
poiché sono per noi il sacramento vivo del io paziente; allo stesso tempo, noi
siamo per loro il segno dell’amore misericordioso di Dio, manifestato con i
gesti e gli atteggiamenti di Giovanni di Dio nel servizio e con attenzione
integrale.
16. Il nostro carisma fondazionale ha la sua
origine dell’esperienza spirituale di San Giovanni di Dio, un fatto storico che
si attualizza e che facciamo vivere. Mediante il carisma dell’ospitalità,
l’Ordine mantiene viva nel tempo “viva nel tempo la presenza misericordiosa
di Gesù di Nazareth”[18], e “ci sentiamo
depositari e responsabili del dono dell’ospitalità, che definisce l’identità
del nostro Ordine”[19]. Perciò, abbiamo il dovere morale di viverlo con fedeltà,
di custodirlo, di approfondirlo e di svilupparlo costantemente nella chiesa ed
in forme nuove e diverse[20], facendone partecipi i collaboratori, poiché insieme
siamo chiamati a promuovere, a servire e ad amare la vita, facendo presente il
Regno di Gesù secondo lo spirito di San Giovanni di Dio [21].
17. Nell’ambito del nostro processo formativo,
è necessario seguire un itinerario spirituale, nel quale andiamo scoprendo ciò
che è essenziale nella vita secondo lo Spirito, per vivere centrati in Dio,
l’unico necessario e preferito “sopra
tutte le cose del mondo”[22]. Durante le tappe della formazione, lo Spirito ci prepara
ad essere unti ed inviati, come Giovanni di Dio, a realizzare la missione ospedaliera.
Queste esperienze e tappe che il nostro Fondatore seppe integrare e percorrere
sono la base della spiritualità del carisma fondazionale, che oggi continua ad
avere il dinamismo di sempre e che noi dobbiamo accogliere e vivere come
vocazione e missione.
18. La spiritualità è il modo di essere e di
vivere secondo lo Spirito, che agevola la trasformazione interiore dei
Confratelli e li aiuta ad incarnare gli atteggiamenti ed i gesti del Cristo che
cura i malati, aiuta i bisognosi ed annuncia il Regno di Dio ai poveri[23]. Troviamo una delle chiavi della nostra spiritualità in
una frase presa dalle Lettere di San Giovanni di Dio: “Se considerassimo quanto è grande la misericordia di Dio, non
cesseremmo mai di fare il bene mentre possiamo farlo”[24].
19. La
vita spirituale richiede, sin dall’inizio dell’itinerario formativo, che i
Confratelli prendano coscienza della propria identità, facendo propri ed
integrando i valori del carisma. Nella sua dinamica quotidiana la spiritualità
incorpora e coltiva “il silenzio
dell’adorazione davanti all’infinita trascendenza di Dio”[25]. Un valore
fondamentale della nostra vita consacrata è l’intimità con il Signore.
Attraverso la preghiera integriamo la vita interiore e l’attività apostolica
per vivere l’amore a Dio in sintonia col servizio ai fratelli[26].
3. ITINERARIO DEL NOSTRO FONDATORE
20. L’Ordine
Ospedaliero si ispira al suo Fondatore, San Giovanni di Dio, uomo pieno dello
Spirito per essere presenza curativa e liberatrice nella sua epoca[27]. Egli ci ha lasciato un proprio stile di essere e
di fare: il suo carisma e la sua spiritualità.
21. Giovanni
di Dio è un viandante che cerca intensamente l’armonia interiore e, dopo averla
incontrata, la sua esistenza si converte in una corrente di vita per quanti
entrarono ed entrano in contatto con lui. Anche questa forza spirituale fa
parte oggi del nostro patrimonio. Nel suo processo di trasformazione, Giovanni
di Dio è certo che è Dio stesso che lo chiama e che lo incammina verso la piena
realizzazione come persona, come cristiano e come consacrato.
22. L’itinerario
che egli seguì è il modello o paradigma che, Confratelli e formandi, siamo
chiamati a percorrere. Ne emergono alcuni aspetti rilevanti:
a.
E’ un uomo come noi,
che lotta e che si sforza per vivere, che non cerca di emergere, che ha delle
qualità e dei limiti, che sperimenta degli insuccessi ma che non si arrende.
b.
E’ una persona
aperta, predisposta al cambiamento, con momenti di insoddisfazione, ma alla
ricerca di una prospettiva diversa per la sua vita.
c.
Accoglie ed accetta
l’amore del Padre, che si diffonde in lui abbondantemente, lo trasforma e lo
spinge a donarsi interamente nel servizio ai poveri, ai malati ed ai bisognosi.
d.
Commosso sin nel
profondo del proprio essere dalla misericordia di Dio, inizia un periodo nuovo
come esperienza unificatrice della sua vita, per entrare nel processo della sua
conversione, come incontro personale con Cristo e con i fratelli.
e.
Il rapporto diretto
con i poveri, i malati, i senzatetto e le persone sofferenti lo preparò fino a
che, attraverso l’azione dello Spirito e l’ascolto attento della Parola, oltre
alla predicazione e all’accompagnamento di Giovanni d’Avila, si sentì incitato
a dedicare la propria vita alla salvezza degli altri, sospinto dalla carità di
Cristo[28].
f.
Vive una dura ed
intensa esperienza nell’Ospedale Reale di Granada, condividendo il dolore,
l’emarginazione e il trattamento disumano riservato ai malati, con i quali si
fa solidale. In quella circostanza nasce il suo progetto di ospitalità, quando
manifesta il proprio desiderio che è al tempo stesso una preghiera: “Gesù Cristo mi conceda il tempo e mi dia la
grazia di avere io un ospedale, dove possa raccogliere i poveri abbandonati e
privi della ragione, e servirli come
desidero io” [29].
g.
La situazione
sociale, le necessità dei poveri e dei malati di Granada, sotto l’ispirazione
dello Spirito Santo, spingono San Giovanni di Dio a prepararsi per la missione,
e lo inducono ad aprire il suo primo ospedale nella via di Lucena, che poi
ampliò secondo le necessità, trasferendolo alla salita di Gomeres.
h.
San Giovanni di Dio
esercita la sua ospitalità nel rapporto assiduo che ha con la persona che
soffre e che cerca di inserire nella società.
i.
La sua dedizione
alla missione, come espressione del carisma ricevuto, viene da lui vissuta con
tale passione dall’esperienza profonda del Mistero Pasquale di Cristo, che lo
porta a dire: “E così mi trovo indebitato
e prigioniero solo per Gesù Cristo”[30].
j.
Il suo cammino
terreno si conclude l’8 marzo del 1550 quando, inginocchiato ed abbracciato al
crocifisso, rimette la sua anima al Creatore.
k.
Dalla sua vita
nacque l’Ordine Ospedaliero, per annunciare e portare il Vangelo della
misericordia nel mondo.
23. Lo stesso Spirito che unse e spinse
Giovanni di Dio alla missione, continua ad offrirci oggi la sua azione
carismatica, ci consacra nell’ospitalità e ci rende capaci di annunciare il
Vangelo della misericordia ai poveri, ai malati e ai bisognosi. Il maggior
contributo che possiamo dare alla società come risposta ai segni dei tempi, è
fare in modo di riprodurre oggi con valore l’audacia, la creatività e la
santità del nostro Fondatore[31].
24. Alla luce dell’itinerario del nostro
Fondatore, il processo formativo deve offrire ai candidati ed ai formandi un
ampio spazio per interiorizzare e riflettere sul carisma e sulla spiritualità
dell’Ordine. E’ una sfida per l’Ordine educare, formare e rendere in grado i
Confratelli di testimoniare il Vangelo della misericordia nella società
attuale, con fedeltà creativa.
4. QUALITA’ E ATTEGGIAMENTI DEL FATEBENEFRATELLO
25. La
configurazione del Fratello ospedaliero, secondo lo stile di San Giovani di
Dio, è una realizzazione dinamica, un processo ed una sfida di cui ci facciamo
carico e che andiamo completando e perfezionando lungo la nostra vita. Crediamo
nella continuità del carisma che lo Spirito mantiene vivo nei suoi seguaci,
secondo i tempo ed i luoghi in cui l’Ordine si trova.
26. Gli
atteggiamenti, i gesti e le qualità vissute da San Giovanni di Dio fanno parte
dell’identità che siamo chiamati ad incarnare. Per questo, come
Fatebenefratelli dobbiamo essere:
a.
Persone di fede e di preghiera, segni della presenza di Dio nel mondo,
riproducendo la vita di Gesù che visse casto, povero, obbediente ed
ospedaliero.
b.
Persone povere nello spirito e impegnate nella causa dei poveri, profeti
della carità e della solidarietà, linguaggio che è compreso da tutti.
c.
Persone fraterne e segno di comunione, che vivono il loro essere fratelli
come caratteristica significativa del carisma e della spiritualità[32].
d.
Persone ospedaliere, secondo lo stile di Giovanni di Dio, per realizzare un
servizio integrale, con gesti di misericordia, uomini aperti alla vita,
difensori dell’essere umano e della sua dignità in ogni situazione.
e.
Persone in comunione con la Chiesa, testimoniando la nostra appartenenza
viva come atteggiamento mantenuto con fedeltà da San Giovanni di Dio[33]. Il nostro amore per la Chiesa di Gesù
esige da noi il dovere di invitarla, con il nostro carisma, ad essere autentica
e a manifestare la sua opzione preferenziale per i più poveri, le persone
trascurate e gli esclusi [34].
f.
Persone impegnate con i collaboratori per realizzare insieme la missione
come famiglia ospedaliera.
g.
Persone che integrano vita e preghiera come espressione della propria
spiritualità juandediana.
h.
Persone identificate con la vocazione ospedaliera ed animatrici del carisma
per scoprire e vivere l’essenziale della vita consacrata ed essere feconde
nell’ospitalità, con fedeltà creativa[35].
5. FEDELTA’
CREATIVA DEL NOSTRO CARISMA
27. La
forza del carisma ha sostenuto i Confratelli nell’esercizio dell’ospitalità
lungo la storia. L’Ordine, aperto al Terzo Millennio, conserva la fedeltà al
carisma sostenendo i processi di formazione, assunti con speranza e realizzati
secondo i tempi attuali, con la certezza che il futuro sta germinando nel
presente[36]. Grazie a
questa fedeltà oggi possiamo affermare che “Giovanni
di Dio continua a vivere nel tempo”[37].
28. La
fedeltà al carisma, che è al tempo stesso fedeltà a Dio, alla storia e ai
destinatari della nostra vocazione e missione, ci chiede di essere aperti al
futuro e di fare della nostra vita ospedaliera “un’attesa fervida di Cristo”[38], recandoci all’incontro con i poveri, i malati ed i
bisognosi come Giovanni di Dio. La fedeltà creativa ci impone anche di
preparare i Confratelli per vivere l’Ospitalità e “rifondare” l’Ordine,
rispondendo alle necessità della società attuale[39].
29. Il
futuro dell’Ordine dipenderà, in gran parte, dalla nostra risposta alle nuove
sfide che ci vengono poste dalla universalizzazione-globalizzazione,
dall’ecologia, dall’inculturazione e dalla Nuova Evangelizzazione, incarnata
nella Nuova Ospitalità. Siamo chiamati ad essere animatori di un progetto di
ospitalità, a condividerlo con i collaboratori e a trasmetterlo alle nuove generazioni.
30. La
formazione deve aiutare i Confratelli ed i formandi, nell’ambito della cultura
in cui sono inseriti, a scoprire i valori autenticamente evangelici, emettendo
un giudizio obiettivo sugli antivalori, collocandoci di fronte ad essi in modo critico,
impegnato e profetico. Con questa collocazione e questa inculturazione nel
mondo della salute e della problematica sociale, cercheremo di dare delle
risposte opportune ed efficaci ai problemi che ci circondano, stando vicini ai
poveri, ai malati e ai bisognosi che entrano nell’ambito del nostro carisma,
per annunziare loro il Vangelo della misericordia, tenendo conto della
dimensione missionaria del nostro Ordine e la risposta che siamo chiamati a
dare nella società e nella Chiesa[40].
31. L’Ordine,
nel proclamare il primato dell’evangelizzazione sugli altri compiti[41], assume anche
l’impegno di promuovere la formazione nello spirito missionario, alla luce del Decreto Ad Gentes, dell’enciclica Redemptoris
Missio, e dei nostri documenti, come la Dimensione
Missionaria dell’Ordine e la Carta
d’Identità. Il contenuto di questi documenti ci indirizza sulla maniera
di incarnare la nostra spiritualità nel mondo e nella Chiesa di oggi.
32. Nell’ambito del processo di formazione, il
carisma e la missione devono essere comunicati con il linguaggio
dell’ospitalità che è compreso da tutti, attraverso opere, gesti ed
atteggiamenti di solidarietà e di misericordia, sostenuti dalla scienza e dalla
tecnologia.
33. Nella nostra vita consacrata e
nell’esercizio della nostra missione lungo la storia, sono stati fissati dei
valori fondamentali che garantiscono la nostra fedeltà a Gesù Cristo, al
carisma e al patrimonio spirituale dell’Ordine. Tra gli altri, ricordiamo i
seguenti, che sono parte della nostra tradizione filosofica, culturale e
ospedaliera:
a. II Buon
Samaritano, icona della nostra ospitalità[42].
b.
La comunione con la
Chiesa
c. La centralità
delle persone che soffrono.
d.
L’inculturazione del
carisma.
e. La risposta ai
nuovi tempi.
II.
VERSO
UN MODELLO
DI
FORMAZIONE INTEGRALE
1. PARADIGMA FORMATIVO INTEGRALE
34. In questo Libro di Formazione viene
menzionato varie volte il concetto di integralità. Il modello di formazione per
il quale ci impegniamo si basa sul paradigma
formativo integrale[43] che si centra sull’esperienza di Dio attraverso tre
assi o “incontri” nei quali si tratta di armonizzare:
- L’esperienza
di Dio nella propria persona: esperienza di filiazione.
b. L’esperienza
di Dio nella comunità: esperienza
di fraternità.
c. L’esperienza
di Dio nella missione: esperienza
del Regno.
35. Questo
modello favorisce in ogni momento lo sviluppo armonico di tutti gli aspetti
della persona e l’assimilazione dei diversi contenuti formativi. Si
caratterizza per essere una formazione integrata e in avanzamento, personalizzata
e liberatrice, inculturizzata ed universale. Attorno a questo paradigma devono
girare le nostre proposte formative, sia generali sia concrete, relativamente a
criteri, obiettivi, mezzi e contenuti.
36. Il nostro modello formativo vuole
integrare i diversi “incontri”:
personale, comunitario e missionario-ospedaliero, che vanno configurando la
nostra esperienza di Dio, come un itinerario di progressiva assimilazione dei
sentimenti di Cristo, Buon Samaritano[44]:
- L’esperienza
di Dio nella propria persona: contempliamo l’esistenza
individuale come dono alla persona stessa, aperta alla volontà di Dio.
- L’esperienza
di Dio in comunità: contempliamo la comunità come esperienza
configuratrice di vita, e la persona stessa, nel sentirsi convocata come
fratello dei fratelli per la filiazione che gli è stata data.
- L’esperienza
di Dio nella missione: contempliamo la missione come progetto di Dio che convoca i
fratelli per portare a compimento lo sviluppo della vocazione. Questa
missione, nel nostro caso, viene intesa solo a fianco dei poveri e dei
malati.
37. Dio giunge all’incontro con ognuno dei
tre assi: l’esperienza di Dio interessa e inonda la realtà della missione,
della comunità e dell’intimità della persona.
38. In questa concezione della vita consacrata,
il nucleo centrale è la passione per Dio, è l’attrattiva della persona di Gesù
Cristo e la solidarietà con i poveri[45], con una vita personale e comunitaria nella
reciproca interdipendenza e in un determinato contesto storico, assumendo e
manifestando i sentimenti di Cristo [46] .
39. La formazione integrale, nel caso del
Paradigma formativo integrale, si intende come il processo in cui, partendo
dalla persona in relazione al suo contesto e alla luce dello Spirito, il
formando si apre all’esperienza di iniziazione condivisa con altri fratelli,
per scoprire la propria vocazione ed il significato della vita consacrata cui
si sente chiamato, in una famiglia concreta, che è l’Ordine Ospedaliero, e con
una determinata ispirazione carismatica che è quella del nostro Fondatore, San
Giovanni di Dio.
40. La prospettiva integrale è aperta e
flessibile, interdisciplinare e inter-relazionata; fa affidamento sulla
dimensione teologica, le scienze umane e la cultura; impegna i formatori, i
formandi e la comunità.
41. Tutta la comunità è chiamata ad essere
formatrice, giacché tutti i Confratelli, sebbene in modo diverso, sono
accompagnanti e testimoni; la sua funzione è importante, poiché costituisce una
struttura di socializzazione in cui il formando apprende il rapporto e
l'appartenenza all'Ordine.
42. Il formatore, mediante l’accompagnamento
personale, inteso come processo di personalizzazione, aiuta il formando a
discernere la volontà di Dio nella propria vita.
43. L’atteggiamento del formando, più che una
semplice assimilazione di contenuti, deve consistere nell’aprirsi agli altri,
alla vita e a Dio, per scoprire se stesso e lasciarsi incontrare dal Signore,
disponendosi a concentrare ogni energia nell’edificazione del Regno.
44. In sintesi, la formazione del Fatebenefratello
esige lo sviluppo armonico ed equilibrato di tutte le dimensioni della nostra
vocazione specifica: l’unione con Dio, la centralità di Cristo, l’apertura allo
Spirito, la fraternità e l’azione apostolica. L’armonizzazione di questi aspetti
rende possibile quell’unità di vita che ci porta alla maturità personale.
Riconoscere con umiltà ed obiettività i propri limiti e capacità ci apre alla
complementarità, che è originata dagli altri, e ci porta a donare il meglio di
noi stessi per costruire insieme il Regno.
45. Il progetto formativo deve dare priorità
alle chiavi o caratteristiche più significative del nostro processo formativo e
pedagogico contemplate in questo itinerario. Tali chiavi essenziali devono
essere adattate nelle tappe successive, adeguandosi al ritmo di ogni persona.
Nel paragrafo seguente elenchiamo ed approfondiamo le caratteristiche
principali del processo formativo che ci prepariamo a seguire.
2. CARATTERISTICHE DEL NOSTRO MODELLO FORMATIVO
46. I responsabili della formazione, partendo
da basi antropologiche e cristologiche, si preoccupano di integrare l’ideale del Vangelo, così come fu vissuto
da Giovanni di Dio e come egli stesso lo insegnò ai primi Confratelli ed a
ciascuno dei suoi seguaci. Per
realizzare questo processo di interiorizzazione, dobbiamo tenere conto di una
serie di caratteristiche che cerchiamo di incarnare e di trasmettere, e che
fanno parte del modello formativo che proponiamo. Basandoci sulle nostre
Costituzioni, segnaliamo quelli che consideriamo come le più rilevanti[47].
a. Integrale
47. Uno stile di formazione, nel paradigma
integrale, richiede di assumere i presupposti dell’antropologia e degli
elementi essenziali della vita consacrata. Ogni persona cerca di vivere la
propria vocazione con armonia ed equilibrio, nella misura in cui è capace di
scoprirsi pervasa ed amata da Dio. A livello vocazionale, scopriamo la forza
della chiamata in modo tale che possiamo giungere a constatare che è certa
l’espressione “sono chiamato, dunque
esisto”. Tutte le dimensioni della personalità (corporalità,
affettività-sessualità, socialità, psicologia, spiritualità, mondanità…) sono
integrate, portate avanti ed analizzate alla luce della chiamata di Dio e con
la pienezza propria cui aspiriamo come persone nel processo formativo.
b. In evoluzione
48. Lungo
la nostra vita ed in modo progressivo, sviluppiamo la nostra vocazione partendo
dall’integrazione di tutte le esperienze e le dimensioni che rendono possibile
la maturità e la crescita personale.
49. Il
nostro modello formativo si basa sul modello della persona di Cristo, l’”uomo libero” che per tutta la sua vita
sulla terra si sente inviato, fa la
volontà del Padre e che dona tutto se stesso per la realizzazione del progetto
di salvezza dell’umanità. Come Buon Samaritano, “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere
del maligno”[48]. Cristo, come
uomo, sperimenta nella sua vita tutto un processo di crescita dalla sua
incarnazione fino alla sua glorificazione.
c. Esperienziale
50. Nel processo formativo scaturiscono
esperienze di vita che devono essere illuminate da una visione cristiana per
poter rispondere alla chiamata di Dio in modo libero e responsabile. La
formazione nell’Ordine considera come esempio la pedagogia che Dio Padre porta
avanti nella vita e nella storia del suo popolo, nell’itinerario che Gesù
percorre con i suoi discepoli e nell’azione dello Spirito nella Chiesa e nel
mondo. Ogni Confratello ed ogni formando devono saper integrare e vivere tutti
gli avvenimenti, siano essi positivi o negativi, come parte della propria
storia di salvezza, partendo dalla quale Dio ci parla e ci guida.
d. Personalizzata
51. Il
processo di formazione personalizzato presta attenzione ad ogni persona nella
sua singolarità, la valorizza in tutto ciò che essa è, rispettando e stimolando
il suo ritmo di crescita.
52. I
formandi devono prendere coscienza della propria realtà e del dono ricevuto da Dio, per sviluppare
tutte le loro potenzialità umane e spirituali. Allo stesso modo, devono essere
in grado di assumere con responsabilità, dinamismo e creatività il loro
processo formativo ed interiorizzare i valori e la cultura dell’Ordine[49].
e. Graduale e differenziata
53. La nostra formazione, conservando il suo
carattere unitario basilare, si adatta alle differenze delle persone: età,
cultura, missione, ruoli, comunità, Province e alle diverse realtà dell’Ordine.
Tiene conto, inoltre, dei profili individuali e del contesto socio-culturale di
provenienza, e sa distinguere l’essenziale dall’accidentale, lo stabile dal
variabile. Allo stesso modo, richiede una continua valutazione, autocritica e
rilettura della propria vita, in contrasto con la realtà e con le altre persone
con le quali entriamo in contatto.
f. Liberatrice e profetica
54. La
formazione rende capaci di fare delle opzioni libere con motivazioni
autentiche, al fine di assumere progressivamente i sentimenti di Cristo, come
segno delle libertà dell’uomo nuovo, superando paure e condizionamenti che
impediscono di vivere in libertà.
55. Formare
in e per la libertà significa preparare candidati e Confratelli ad essere
sensibili ai segni attuali, a denunciare le situazioni e le realtà di
ingiustizia, povertà ed emarginazione che colpiscono negativamente la salute e
la vita. Questa formazione nella libertà ci rende in grado di annunciare la
Buona Novella ed essere presenza profetica, vivendo secondo lo stile di
Giovanni di Dio, nei diversi tempi e luoghi, con il coraggio, la fedeltà e la
fiducia dei Confratelli santi e martiri che ci hanno preceduti.
g. Universale
56. Formare con una visione di universalità e
di ecumenismo è essere capaci di guardare oltre le proprie frontiere, di
ampliare l’orizzonte geografico, concettuale, strutturale, dinamico e
spirituale propri dell’Ordine, per agire con gesti ed atteggiamenti universali,
nell’ambito del concetto di globalità.
57. L’Ordine è presente in molte parti del
mondo, come testimonianza dell’universalità del carisma. Questa realtà ci
stimola a rispettare i valori che hanno le diverse razze, culture, gruppi umani
concreti, religioni e lingue, affinché cerchiamo di incarnare il carisma e lo
spirito di Giovanni di Dio.
Capitolo
secondo
OBIETTIVI,
CRITERI,
MEZZI E CONTENUTI
DELLA
FORMAZIONE
III.
OBIETTIVI DELLA FORMAZIONE
58. La nostra
identificazione ed il senso di appartenenza alla Famiglia Ospedaliera, così
come la fedeltà al carisma dell’Ordine, ci invitano ad assumere ed a promuovere
i seguenti obiettivi:
1. OBIETTIVO GENERALE
Accompagnare i Confratelli ed i
formandi nella loro crescita umana, cristiana, vocazionale ed ospedaliera,
rendendoli idonei per consacrare la propria vita a Dio, nella sequela di Cristo
e nell’esperienza vissuta del carisma dell’Ordine, secondo lo stile di San
Giovanni di Dio.
2. OBIETTIVI
PER TAPPE
a. Pastorale Vocazionale
Far conoscere il nostro carisma nella
Chiesa ed accompagnare le persone che si sentono chiamate a seguire Gesù,
secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
b. Prepostulantato
Aiutare i candidati a chiarire e a
discernere la loro vocazione nella Chiesa, offrendo loro un’adeguata formazione
umana e cristiana, accostandosi alla missione dell’Ordine Ospedaliero.
c. Postulantato
Favorire la crescita del postulante
nella sua maturità personale e vita di fede, ed accompagnare il discernimento
della sua vocazione come Fatebenefratello.
d. Noviziato
Vivere l’esperienza
profonda dell’incontro personale con Dio, con la comunità e con l’uomo che
soffre, crescere nell’autoconoscenza e discernere la propria vocazione, per
poter assumere liberamente e responsabilmente la chiamata alla sequela di
Cristo.
e. Scolasticato
Approfondire, come fratello di San
Giovanni di Dio, l’esperienza della vita consacrata nella sequela di Cristo,
all’interno di un processo di integrazione personale, che lo renda idoneo alla
consacrazione definitiva a Dio nell’Ordine al servizio della missione.
f. Formazione Permanente
Aggiornarsi in tutte le dimensioni
della nostra vita, per cercare di dare una risposta adeguata alla missione
specifica che ci è stata affidata dalla Chiesa.
g. Formazione dei Formatori
Prepararsi ed
aggiornarsi nei temi specifici della formazione per poter assumere e
realizzare, in modo adeguato, la responsabilità affidataci dall’Ordine.
IV.
CRITERI GENERALI
DELLA FORMAZIONE
59. I
criteri che proponiamo per orientare il nostro processo di formazione, vengono
determinati dalle caratteristiche del modello formativo integrale, che viene
descritto nel capitolo secondo. Come conseguenza ed in correlazione con il modo
di intendere l’itinerario vocazionale, segnaliamo l’importanza di contemplare e
di lavorare nella formazione partendo dall’esperienza di “incontro”.
60. Questa esperienza, come realtà
esistenziale, ci permette di poter formare sin dall’incontro con se stesso, con
la comunità e con la persona malata e bisognosa. Da dette esperienze
scaturiscono i criteri formativi che presentiamo, come quadro di riferimento ed
orientamento generale per la riflessione ed il discernimento.
61. L’esperienza
di Dio, centro e ragione ultima del processo formativo, si realizza in ciascuno
dei tre incontri della persona. Questo incontro con Dio è il nucleo centrale
della consacrazione che si realizza e vive nell’intimo della persona, nella
comunità e nella missione.
1. FORMARE DALL’INCONTRO CON SE STESSO
62. San
Giovanni di Dio, attraverso l’esperienza dei propri valori e delle proprie
limitazioni, si incontra con se stesso e con il Dio che abita in lui e si sente
chiamato ad esercitare la misericordia con gli ultimi della società, che vede
come persone amate da Dio.
63. Nella fedeltà al processo che
visse il nostro Fondatore, desideriamo che la nostra formazione ci aiuti a
scoprire e a vivere nell’intimo del nostro essere, l’esperienza di Dio, ed a
prendere coscienza della nostra dignità di figli in Cristo. Si tratta, dunque,
di aiutare i formandi a cercare la verità, a vivere con libertà e ad agire con
responsabilità ed autonomia.
64. Ciò comporta che:
a.
Ogni formando ed
ogni Confratello assuma il protagonismo della formazione, responsabilizzandosi
della propria risposta vocazionale.
b.
Lavoriamo
continuamente alla conoscenza ed all’accettazione di noi stessi e progrediamo
nel processo di riconciliazione con la storia personale: valori, offese, “luci
ed ombre”. Questa esigenza si estende lungo tutta la vita e si adatta ai ritmi
ed alle caratteristiche di ogni persona.
c.
Consideriamo la
formazione come un itinerario dinamico, flessibile, in evoluzione e completo a
livello umano, culturale, spirituale e pastorale.
d.
Chiariamo e
purifichiamo le immagini distorte di Dio, al fine di incontrarci con il Dio
rivelato da Gesù Cristo.
e.
Adattiamo gli
obiettivi ed i mezzi alla realtà di ogni persona, tenendo conto della
continuità e della complementarità tra le diverse tappe formative.
f.
Ravviviamo e
stimoliamo nel formando la sua coscienza evangelica e critica, rispetto ai
valori e agli antivalori della cultura e di fronte alla sua realtà personale[50].
g.
Valorizziamo
l’accompagnamento, sia nel formatore come nell’ambito della comunità formativa,
specialmente nella formazione iniziale, per raggiungere l’identità e
l’appartenenza all’Ordine Ospedaliero.
h.
Potenziamo e
favoriamo un clima di fiducia reciproca tra formandi e formatori, per agevolare
il discernimento vocazionale, non solo durante la formazione iniziale, ma anche
nei momenti importanti nell’arco della vita.
2. FORMARE DALL’INCONTRO CON LA COMUNITA’
65. San
Giovanni di Dio scopre Dio in ciascuna delle persone che incontra: poveri,
malati e bisognosi. Accetta la Chiesa del suo tempo con la quale stabilisce
vincoli di comunione profonda. Al suo fianco cresce un “gruppo di seguaci”,
eredi del suo spirito e del suo carisma, che possiamo considerare i
co-fondatori dell’Ordine.
66. Nel
processo formativo lavoriamo affinché la comunità sia il luogo privilegiato che
favorisce l’incontro e l’esperienza di Dio e stimola a comunicarla agli altri[51].
67. Dobbiamo scoprire un nuovo senso di
comunità che vada oltre la sua identificazione come realtà fisica. Le nostre
comunità devono essere impegnate con la realizzazione della missione ed aperte
ad accogliere quanti desiderano vivere l’esperienza della comunità cristiana.
Le nostre frontiere comunitarie devono essere aperte ed accoglienti,
specialmente nei confronti di coloro che condividono la missione con noi,
giacché ogni comunità è il luogo teologico, “spazio umano abitato dalla
Trinità”[52], e ambito per la comunione fraterna di coloro che
si sono riuniti nel nome del Signore[53].
68. Partendo dalla dimensione comunitaria
della nostra vita, noi Fatebenefratelli siamo invitati a:
a.
Coltivare la vita
fraterna in comunità con un senso ampio ed aperto.
b.
Essere, nelle nostre
comunità, scuole di formazione, particolarmente per le nuove vocazioni, dove si
vivano la fraternità, la gioia e l’amicizia, lo stile di vita come consacrati
ed i valori dell’Ordine.
c.
Educare e formare
per mantenere un atteggiamento di apertura che favorisca l’amicizia, il
dialogo, la fraternità e la solidarietà, come elementi che rafforzino la
convivenza in comunità.
d.
Essere più
consapevoli della nostra appartenenza al Popolo di Dio, assumendo le
conseguenze e gli impegni derivati dall’opzione per la Chiesa “comunione e
partecipazione”.
e.
Sentirsi in profonda
comunione con l’Ordine, condividendo le sue gioie, le sofferenze e le speranze.
f.
Condividere il
carisma e la missione di San Giovanni di Dio con i collaboratori.
3. FORMARE DALL’INCONTRO CON LA
MISSIONE OSPEDALIERA
69. San Giovanni di Dio incontra i malati ed i
bisognosi, con i quali condivide la sua vita. In essi vede il Dio che soffre,
li aiuta a recuperare la loro dignità e li accoglie come fratelli.
70. Questo modo di trovarsi con le persone
bisognose è un invito rivolto ad ogni Confratello e formando affinché:
a.
Ci facciamo solidali
con il mondo dei poveri, malati e bisognosi[54], la cui realtà ci interpella e ci chiama,
partendo dal processo formativo.
b.
Ci inseriamo nelle
diverse culture dei paesi in cui viviamo.
c.
Siamo aperti ai
segni dei tempi e alle necessità delle persone della società attuale, facendo
una lettura evangelica, in chiave ospedaliera e di liberazione, delle realtà di
povertà e di malattia.
d.
Ci prodighiamo per
l’umanizzazione, che centra la sua attuazione sulle persone di cui ci occupiamo
e sulla promozione e difesa della vita, dei diritti e doveri dell’uomo e della
donna.
e.
Ci impegniamo per
l’evangelizzazione di tutte le persone che, attraverso l’Ospitalità, entrano in
contatto con noi, e ci lasciamo evangelizzare da loro, realmente convinti del
fatto che “i poveri ci evangelizzano”.
V.
MEZZI FONDAMENTALI
DI FORMAZIONE
71. L'Ordine propone una serie di mezzi per
rendere dinamico il processo della formazione, in conformità con i valori che
vogliamo trasmettere. Questi mezzi devono essere utilizzati tenendo conto delle
situazioni delle persone e degli ambienti in cui si realizzano le diverse tappe
che vive il formando, al fine di conseguire progressivamente gli obiettivi
proposti nell'itinerario del suo sviluppo vocazionale.
1. LA PAROLA DI DIO
72. L'Ordine
ci dà l'opportunità di leggere, studiare e riflettere sulle Sacre Scritture a
partire dal carisma, cioè in chiave di liberazione e di salvezza, così come
l'ha inteso e incarnato San Giovanni di Dio. La Parola di Dio, meditata e
vissuta, è l'alimento quotidiano di ogni Confratello, da qui inizia il suo
processo di formazione, in quanto essa è il tesoro della Rivelazione affidato
alla Chiesa[55], che
richiede, oltre al fatto di comprenderla, di renderla presente e attiva nella
vita di ogni giorno.
2. LA CHIESA
73. La nostra vocazione assume il suo pieno
significato nella Chiesa. Noi siamo parte della sua ricchezza carismatica ed
evangelizzatrice, condividendone la fede e la missione. Lungo tutto il percorso
della formazione scopriamo ed approfondiamo il mistero della Chiesa come
Sacramento di Salvezza, Popolo di Dio, Chiesa-Comunione. Il nostro amore per la
Chiesa riflette l'atteggiamento di San Giovanni di Dio, che fu sempre disposto
ad “accettare e credere tutto ciò che ha e crede la Santa Madre Chiesa”[56].
3. LA LITURGIA E I SACRAMENTI
74. Le
celebrazioni liturgiche e i sacramenti sono parte essenziale e fonte di
ricchezza inesauribile della vita consacrata. I superiori e i formatori devono
aiutare i Confratelli, e in particolare coloro che si trovano nel periodo di
formazione, a viverli evitando i formalismi, la routine e la semplice
ottemperanza.
75. La
preghiera liturgica della Chiesa e i Sacramenti devono essere vissuti e
celebrati nei nostri centri e comunità in chiave salvifica e liberatrice. Per
scoprirne ed assimilarne tutta la ricchezza teologica, spirituale e pastorale è
necessario promuoverne lo studio e la partecipazione attiva[57].
4. LE FIGURE
SIGNIFICATIVE DELL'ORDINE
76. Per
noi seguaci di Gesù, la Vergine Maria è modello di consacrazione e stimolo in
tutte le tappe e in tutte le età della vita[58]. Essa è una
figura significativa nella vita di San Giovanni di Dio e nella storia
dell'Ordine. Per questo è stato proclamato solennemente il Patrocinio di Maria,
come segno di filiale venerazione e gratitudine[59]. La sua
presenza materna ci avvicina a Gesù e ci aiuta a scoprire i sentimenti di
filiazione, fraternità e comunione con coloro che soffrono.
77. San Giovanni di Dio e gli
altri Santi e Beati dell'Ordine, costituiscono per tutti i Fatebenefratelli
veri esempi ispiratori che ci stimolano alla sequela di Cristo. Essi e molti
altri Confratelli hanno percorso la strada dell'ospitalità dando dinamismo al
carisma della Misericordia.
5. LA PREGHIERA
78. La
preghiera è un incontro di amicizia con Dio, uno spazio di intimità con “Colui che sappiamo ci ama”[60]; è fonte di
crescita personale, comunitaria e
apostolica, che ci aiuta ad integrare la vita in tutte le sue dimensioni e a
scoprire la presenza di Dio nelle persone e nella missione specifica. La nostra
preghiera come ospedalieri si alimenta della vita e ci conduce alla Vita[61].
6. LE COSTITUZIONI
79. Le Costituzioni sono il riferimento
immediato del nostro processo formativo e la sintesi pedagogica del nostro
carisma. Data la loro importanza, nell'itinerario formativo dev’essere offerta
una metodologia semplice e pratica per il loro studio, assimilazione ed
esperienza vissuta. Nello studiare e pregare con le Costituzioni scopriamo
l'essenza del carisma, della spiritualità e della missione apostolica
dell'Ordine.
80. Le nostre Costituzioni ci aiutano a:
- Scoprire i valori e la ricchezza
del Vangelo per viverli come consacrati nell'ospitalità.
- Rinnovare la spiritualità e la
fedeltà al carisma chiarendo, nei Confratelli e nei formandi, i criteri
che aiutano ad incarnarlo, secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
- Approfondire, partendo dalla loro
meditazione e riflessione, la nostra conformazione a Cristo, Buon
Samaritano.
7. I CONSIGLI EVANGELICI
81. Sono l'espressione della sequela di
Cristo, fine principale della vita consacrata nella Chiesa, e segno profetico
per la comunità cristiana e per il mondo[62]. I Fatebenefratelli sono chiamati a vivere la
loro vita consacrata in chiave di ospitalità. Ogni consiglio evangelico è
un'espressione della nostra dedizione come persone libere, povere e caste, al
servizio dell'umanità sofferente e del Regno, così come lo visse San Giovanni
di Dio[63].
8. LA COMUNITA'
82. La nostra comunità religiosa è un luogo
privilegiato per la fraternità e l'esperienza di Dio, dove si vive la
dimensione sociale, la ricchezza del carisma e la Tradizione dell'Ordine[64]. In questa prospettiva, la comunità comprende
l'Ordine, la Provincia e la Comunità locale, con apertura a tutte le persone
che entrano in relazione con noi.
83. La comunità, come luogo di
fraternità, di preghiera e di corresponsabilità nella missione, favorisce il
processo formativo ed è scuola per le nuove vocazioni. Pertanto, la formazione
è responsabilità di tutte le comunità[65].
84. La Comunità formativa ha
ricevuto espressamente il compito di educare attraverso la sua forza morale e
spirituale, e la sua testimonianza di fraternità ed ospitalità. La sua finalità
è quella di aiutare a:
a.
crescere nella vita
di fraternità e di lavoro apostolico.
b.
stimolare il senso
di identità e di appartenenza all'Ordine.
c.
creare e stimolare
vincoli interpersonali e relazioni di amicizia.
d.
maturare dal punto
di vista affettivo.
e.
crescere nella
responsabilità mediante il servizio personale.
f.
accompagnare i
formandi attraverso il dialogo personale e comunitario del discernimento.
g.
accompagnare
l'esperienza di preghiera e di vita spirituale dei candidati e dei Confratelli.
h.
potenziare gli
atteggiamenti e le capacità personali favorendo la creatività e l'unità nella
diversità.
9.
I FORMATORI
85. I
Confratelli Formatori partecipano all'azione del Padre che, mediante lo
Spirito, infonde nel cuore dei formandi i sentimenti di Cristo[66]. Essi sono
agenti qualificati nel processo di formazione, chiamati e abilitati per
accompagnare i formandi, aiutandoli a scoprire il valore del carisma di San
Giovanni di Dio. Responsabilità importante dei Superiori Maggiori è la scelta e
la preparazione dei formatori, giacché la loro missione diretta è
l’accompagnamento vocazionale delle persone e la trasmissione del carisma.
10. LO STUDIO
E LA FORMAZIONE
86. L'esigenza
della formazione abbraccia tutta la vita; per questo, ogni Confratello ha la
responsabilità di acquisire progressivamente una formazione integrale: umana, culturale, spirituale, professionale, teologica e pastorale[67].
87. Grazie allo studio e ad una
formazione adeguata ai segni dei tempi, contribuiamo allo sviluppo della nostra
vocazione e rispondiamo meglio alle esigenze della nostra missione ospedaliera
ed ecclesiale. Studio e formazione sono interrelazionati; essi sono dinamismi
che dobbiamo coltivare con accuratezza, aprendo il cuore e l'intelligenza allo
Spirito. È un dovere sviluppare l’interesse per lo studio e responsabilizzarsi
alla propria formazione.
11. IL
LAVORO COME MISSIONE
88. Il
nostro lavoro in favore dei bisognosi si trasforma in Missione mediante la
testimonianza e l'annuncio della Buona Novella ai malati e al mondo della
salute[68]. Siamo vicini
ai malati, ai poveri e ai bisognosi, i quali ci domandano e reclamano la difesa
della loro vita e dei loro diritti, interpellando la nostra dedizione e il
nostro stile di vita.
89. La
ragion d'essere della comunità nell'opera apostolica, è la missione, come ci
insegna San Giovanni di Dio: “Ma se
venite qui, dovete obbedire molto e lavorare molto più di quanto abbiate
lavorato, e tutto assorto nelle cose di Dio e perdere il sonno nella cura dei
poveri”[69].
12. L’ASCESI
90. L'ascesi
nella vita spirituale non è un fine in sé, ma si costituisce un mezzo valido
che ci aiuta a seguire Gesù il quale ci invita a prendere la sua croce ed
essere disponibili al servizio[70]. Intendiamo
l'ascesi come una conversione costante al Vangelo e come una chiamata ad essere
più liberi nella sequela di Gesù Cristo, vivendo in maniera trasparente e
testimoniante le esigenze del Regno.
91. Lungo
il nostro itinerario formativo, i Fatebenefratelli hanno bisogno di saggezza
per comprendere le chiamate e le esigenze dell'ascesi, e di coraggio per
assumere il distacco e le rinunce che esigono la nostra vocazione, il nostro
carisma e la missione.
13. L’ACCOMPAGNAMENTO
92. La
vocazione ha bisogno di essere accompagnata e compresa durante tutta la vita e,
in particolare, nel corso del processo formativo iniziale. Lasciarsi accompagnare implica
un atteggiamento incondizionato di obbedienza al progetto di Dio e di ricerca
della sua volontà. Uno strumento importante nel processo di accompagnamento è
il dialogo personale[71]. I Fratelli
formatori, attraverso il ministero dell'accompagnamento, rafforzano, educano e
formano al discernimento, come metodologia nella relazione di aiuto ai
candidati e ai giovani religiosi.
14. LA
VALUTAZIONE
93. La
valutazione permette di verificare se si possiedono le capacità e le qualità
proprie della tappa in cui ci si trova, vedendo se sono stati raggiunti gli
obiettivi e se i mezzi proposti sono stati appropriati. Nei periodi iniziali,
permette anche di verificare se i formandi sono pronti a passare alla tappa
seguente. Nei programmi di formazione e nei progetti personali e comunitari è
importante segnalare i criteri e i tempi di valutazione. Buona parte
dell'attività valutativa rientra nella dinamica
dell'accompagnamento-discernimento e della revisione di vita.
Terzo
capitolo
FORMAZIONE
INIZIALE
TAPPE
FORMATIVE
94. In
questo capitolo vengono proposte le linee pedagogiche di crescita e sviluppo
della vocazione nelle tappe di formazione iniziale. Tenendo presente quanto
espresso precedentemente riguardo al modello di formazione adottato, in ogni
tappa vengono sviluppati l'obiettivo generale, la natura e gli obiettivi
specifici come pure i mezzi, i contenuti e i criteri[72].
95. Le
tappe che, in maniera organica e progressiva, rendono operativo ed efficace il
processo formativo nel nostro Ordine, sono le seguenti:
a. Prenoviziato
·
Pastorale
vocazionale
·
Postulantato
b.
Noviziato
c.
Scolasticato
d.
Formazione continuata o permanente
e.
Formazione dei formatori
|
VI.
PRENOVIZIATO
“«Che
cercate?»…
“Maestro…
dove abiti?”...
«Venite
e vedrete».
Andarono
dunque e videro dove abitava
e
quel giorno si fermarono presso di lui” (Gv 1, 39)
96. Il Prenoviziato comprende due momenti
importanti nel processo di discernimento e di formazione delle nuove vocazioni:
la Pastorale Vocazionale e il Postulantato.
97. Tenendo conto di alcune realtà, il diritto
proprio dell'Ordine permette alle Province che lo ritengano necessario, di
avere un Prepostulantato. Si tratta di una tappa di formazione e di
discernimento vocazionale precedente al Postulantato, senza limite di tempo e
organizzato secondo le circostanze dei relativi luoghi e paesi[73].
PASTORALE VOCAZIONALE
“Pregate
il padrone della messe
che
mandi operai nella sua messe! ”
(Mt
9, 38)
1. NATURA
98. E'
questa una tappa di iniziazione, caratterizzata dalla reciproca conoscenza tra
il candidato e l'Ordine. Ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto e che viviamo
come un autentico dono, lo facciamo
conoscere e l'offriamo affinché possa essere accolto da quanti sentono la
chiamata a questo peculiare stile di sequela di Gesù Cristo come Fratelli di
San Giovanni di Dio. Nessuno può scegliere né arrivare a desiderare ciò che gli
è sconosciuto. Trasmettere il nostro carisma fa parte della nostra missione[74]. Nella
pastorale vocazionale distinguiamo due ambiti di attuazione:
a.
Far conoscere la vita consacrata e, in concreto, il nostro Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di Dio.
b.
Offrire accompagnamento vocazionale a quanti manifestano interesse e
sensibilità per l'Ordine con il desiderio di consacrarsi a Dio nella nostra
famiglia religiosa.
99. Ognuno
di questi ambiti di attuazione della Pastorale Vocazionale viene circoscritto
ai gruppi di giovani e adulti in cui è possibile rendere presente il nostro
carisma. Parte della pastorale vocazionale si inserisce appieno in una
pastorale giovanile più ampia.
2. OBIETTIVO GENERALE
100. Far conoscere il nostro
carisma nella Chiesa e accompagnare le persone che si sentono chiamate a seguire Gesù, secondo lo stile di San
Giovanni di Dio.
3. OBIETTIVI SPECIFICI
101. La
Pastorale Vocazionale ha fondamentalmente due obiettivi specifici:
a.
Presentare con un
linguaggio intelligibile i valori, gli atteggiamenti e lo stile di vita che
comporta la nostra scelta vocazionale di Fatebenefratelli.
b.
Realizzare un primo
discernimento vocazionale, tanto da parte
dell'Ordine quanto del candidato partendo dalla reciproca conoscenza, e
analizzare congiuntamente le motivazioni vocazionali, evidenziando le
aspettative e la disponibilità all'opzione.
4. MEZZI PER FAR CONOSCERE IL CARISMA DELL'ORDINE
102. I Confratelli responsabili della pastorale
vocazionale realizzano e/o promuovono, tra l'altro, le seguenti azioni o
compiti:
a. Aiutare i giovani a conoscere e a comprendere la
nostra missione e il nostro stile di vita: "spargere" il seme
dell'Ospitalità.
b. Motivare la presenza dei Confratelli in distinti
ambiti giovanili ed ecclesiali.
c. Partecipare a gruppi di pastorale giovanile e
vocazionale intercongregazionale.
d. Diffondere ovunque la nostra missione ospedaliera
mediante mezzi appropriati.
e. Coinvolgere ogni comunità e ogni Confratello nella
pastorale, perché siano mediazione per altre vocazioni.
f.
Favorire
un'accoglienza fraterna e di ospitalità alle persone, siano esse vocazionabili
o meno.
g. Disporre di un piano provinciale specifico in
relazione alla pastorale vocazionale parrocchiale, diocesana e/o intercongregazionale.
h. Creare e animare gruppi o movimenti di
spiritualità ospedaliera e di pastorale della salute nelle parrocchie.
5. MEZZI PER L'ACCOMPAGNAMENTO VOCAZIONALE
103. Alcuni mezzi appropriati per
l'accompagnamento vocazionale nei primi momenti del discernimento, possono
essere i seguenti:
a. Applicare i
criteri pedagogici della vocazione: seminare, accompagnare, educare, formare e
discernere[75].
b. Servirsi delle
risorse religiose e professionali, consigliate e richieste dalla Chiesa e
dall'Ordine.
c. Favorire le
esperienze in alcune delle nostre comunità, allo scopo di vivere da vicino il
nostro stile di vita.
d. Offrire un
accompagnamento personalizzato con il Confratello o la persona responsabile
della pastorale vocazionale[76].
e. Pregare il
Signore, a livello personale e comunitario, per le vocazioni[77].
6. CRITERI DI AMMISSIONE AL POSTULANTATO
104. Al
termine della tappa di Pastorale Vocazionale e prima di iniziare l'itinerario
formativo del Postulantato, è opportuno che il formatore abbia una conoscenza
sufficiente della famiglia e dell'ambito socio-culturale del candidato. Si
richiede, inoltre, che il formando:
a. Abbia compreso
che la vocazione è un dono ricevuto che ha origine in Dio e che dovrà essere
sviluppato lungo tutto il corso della sua vita.
b.
Sia cosciente che si
tratta di un'opzione che abbraccia la persona in tutte le sue dimensioni e che
è possibile realizzarla soltanto con l'aiuto di Dio e della Chiesa, attraverso
l'Ordine.
c.
Sia disposto e
aperto alla formazione e a raggiungere la preparazione intellettuale richiesta
nell'Ordine, al fine di poter vivere responsabilmente la propria vocazione e
assumere le esigenze dei tempi attuali.
d.
Abbia una conoscenza
adeguata di ciò che esige la chiamata alla vita consacrata e di come si
sviluppa nel nostro Ordine.
e.
Abbia compreso il
senso del servizio ai malati e ai bisognosi, come forma in cui concretizziamo
la nostra vocazione e missione, secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
f.
Possieda la capacità
di riconciliarsi con la sua storia personale e con il suo ambiente familiare e
sociale.
g.
Manifesti le
condizioni psichiche, intellettuali, morali e spirituali, e il livello di studi
necessari per poter intraprendere l'itinerario formativo. Ciò presuppone una
valutazione nel candidato della maturità, salute, affettività, autonomia,
accettazione di sé e degli altri; atteggiamenti per la vita comunitaria,
esperienza di fede, capacità orante e sensibilità per il carisma[78].
POSTULANTATO
“Gesù
disse loro: “Seguitemi, ...”.
E
subito, lasciate le reti, lo seguirono”.
(Mc 1, 17-18)
1. NATURA
105. E'
la tappa che precede il Noviziato, orientata a continuare il discernimento e ad
iniziare il processo di formazione propriamente detto.
106. Il periodo
di tempo stimato dipende da ogni persona, quantunque il diritto proprio
stabilisca la durata minima e massima[79]. La forma con cui realizzare la
formazione dipenderà dalla realtà dei candidati come pure dalle possibilità e
dall'organizzazione di ogni Provincia religiosa.
107. In questo
periodo si tratta di iniziare con il candidato un processo di formazione
integrale e personale che gli permetta di:
a.
Continuare a chiarire e a discernere le proprie motivazioni vocazionali.
b.
Iniziare un'esperienza prolungata di ciò che suppone la consacrazione
religiosa per quanto riguarda la vita di preghiera, la vita di comunità e la
missione apostolica.
c.
Crescere nell'esperienza di Dio partendo dal fatto di essere chiamato
all'ospitalità.
d.
Essere accompagnato da una comunità e da un responsabile che lo aiuti a
scoprire, analizzare e progettare la sua opzione di vita.
e.
Assumere il criterio che “nessuno può essere ammesso senza un'adeguata
preparazione"[80] e che occorre un sufficiente livello
di maturità umana, affettiva e spirituale[81] per entrare nel Noviziato. Si curerà
in particolare che questa maturità si acquisisca e/o aumenti nel Postulantato.
2. OBIETTIVO GENERALE
108. Favorire la crescita del postulante nella
sua maturità personale e vita di fede, e accompagnare il discernimento della
sua vocazione come Fratello di San Giovanni di Dio.
3. OBIETTIVI
SPECIFICI
109. Gli
obiettivi specifici del Postulantato sono:
3.1. Incontro con se stesso:
Progredire
nell'autoconoscenza per rendere possibile una maggiore chiarificazione delle
motivazioni vocazionali, scoprendo le proprie possibilità e i propri limiti.
3.2. Incontro con
la comunità:
Iniziare
l'esperienza di vita comunitaria come luogo vitale di riferimento, vivendo con
apertura e condividendo la nuova realtà con gli altri.
3.3. Incontro
con la missione:
Partecipare progressivamente al servizio, proprio della
missione di San Giovanni di Dio, come risposta all'esigenza di fede che
comporta l'opzione vocazionale.
3.4. Incontro
con Dio:
Progredire nell'esperienza di Dio a partire da ciò che
vive per consolidarsi nella sua vocazione come Fratello di San Giovanni di Dio.
4. MEZZI
110. A partire da un concetto di formazione
integrale, i mezzi sono applicabili alle diverse dimensioni della persona.
Possono essere diversi, a seconda di come questa tappa si struttura nei singoli
luoghi. Per raggiungere gli obiettivi del Postulantato proponiamo quanto segue:
a.
Fare un'esperienza, per un tempo sufficientemente vasto, di contatto e
conoscenza della nostra vita quotidiana.
b.
Scrivere la propria autobiografia per aiutarsi nella rilettura della
propria vita.
c.
Realizzare uno studio e un orientamento psicologico per facilitare
l'accompagnamento[82].
d.
Mettere in atto un accompagnamento sistematico, coltivando ogni dimensione
della persona.
e.
Acquisire la formazione basilare sulla vita consacrata e sull'Ordine, così
come altri tipi di studi.
f.
Seguire un orientamento basilare per l'elaborazione del progetto personale
di vita.
g.
Favorire in modo graduale l'esperienza della nostra missione ospedaliera
nel centro di formazione o in altre opere apostoliche.
5. CONTENUTI
111. I contenuti in questa tappa di iniziazione devono essere orientati
verso l'apprendimento e l'assimilazione dei seguenti temi:
a.
Tecniche di autoconoscenza e identità.
b.
Iniziazione al Progetto Personale e Comunitario, comportamento di gruppo,
discernimento, revisione di vita, ecc.
c.
Affettività: sessualità, relazioni interpersonali, amicizia, psicologia di
gruppo.
d.
Vocazioni bibliche e loro caratteristiche.
e.
Processo personale di preghiera: metodi di apprendimento e realizzazione.
f.
Introduzione alla biografia del Fondatore.
g.
Iniziazione alle Costituzioni e alla cultura dell'Ordine.
h.
Apostolato e missione ospedaliera: avvicinarsi al mondo del dolore e
dell'emarginazione, analisi della realtà e sua lettura a partire dal Vangelo.
i.
Approccio alla filosofia e all'etica.
j.
Fondamenti basilari della vita cristiana secondo il Catechismo della Chiesa
Cattolica: credo, sacramenti, morale,
liturgia.
k.
Conoscere e utilizzare con proprietà la Bibbia e la Liturgia delle Ore,
come libri di preghiera.
l.
Teologia basilare della vita consacrata.
6. CRITERI PER L'AMMISSIONE AL
NOVIZIATO
112. Riteniamo che il postulante che richiede
l'ingresso al Noviziato, debba riunire le seguenti caratteristiche:
a.
Aver chiarito la propria opzione vocazionale e verificato a sufficienza la
propria realtà personale con la vita ospedaliera; sentirsi identificato con
essa assumendo il desiderio e la volontà di portarla avanti in modo
responsabile.
b.
Mostrare attitudini e atteggiamenti sufficienti per vivere in comunità.
c.
Possedere una conoscenza sufficiente della propria personalità, della
propria capacità di vivere in gruppo con equilibrio e integrazione affettiva.
d.
Possedere livelli di studi religiosi e accademici che garantiscano una
buona comprensione dei contenuti del noviziato.
e.
Acquisire un'esperienza sufficiente di Dio e della preghiera, e una
decisione ponderata di seguire Cristo. Per questo, è necessario che il
formatore e la comunità formativa, abbiano scoperto segni evidenti che il
candidato ha attitudine per poter vivere e sviluppare la vocazione di Fratello
di San Giovanni di Dio.
f.
Essere iniziato al carisma e alla missione dell'Ordine e possedere le
qualità sufficienti per partecipare a questo progetto di ospitalità.
g.
Realizzare il proprio processo formativo nei diversi “incontri”, in
conformità con quanto auspicato e segnalato in questa tappa di iniziazione.
VI.
NOVIZIATO
“Se
qualcuno vuol venire dietro a me,
rinneghi
se stesso,
prenda
la sua croce ogni giorno e mi segua”.
(Lc 9, 23)
1. NATURA
113. Il
Noviziato è una tappa fondamentale in cui i novizi vivono l'esperienza
dell'incontro personale con Dio[83], discernono,
chiariscono e approfondiscono la chiamata del Signore per poter prendere,
liberamente e coscientemente, la loro decisione di seguire Cristo nell'Ordine
Ospedaliero. È, inoltre, un tempo in cui si evidenziano le loro qualità umane e
spirituali, e si verifica la loro intenzione e idoneità per la professione dei consigli evangelici[84].
114. Questo periodo è orientato a far sì che i
novizi vivano la vocazione secondo lo spirito delle Costituzioni, la pratica
dei consigli evangelici, la vita comunitaria e apostolica in modo consono al
carisma fondazionale.
115. In
questa tappa il novizio deve sperimentare il contenuto proprio e continuato
della sua formazione. A questo scopo deve vivere con realismo e in condizioni
di sufficiente stabilità ed equilibrio il proprio sviluppo umano e spirituale.
2. OBIETTIVO GENERALE
116. Vivere
l'esperienza profonda dell'incontro personale con Dio, con la comunità e con
l'uomo che soffre, crescere nella conoscenza di sé e discernere la propria
vocazione, per poter assumere con libertà e responsabilità la chiamata alla
sequela di Cristo.
3. OBIETTIVI SPECIFICI
117. Nella
tappa del Noviziato si intende raggiungere i seguenti obiettivi specifici:
3.1. Incontro con se stesso:
Continuare a
lavorare sulla propria identità vocazionale a partire da un'adeguata
accettazione di sé, con i propri valori e limiti.
3.2. Incontro con
la comunità:
Stimolare gli
atteggiamenti di convivenza e di corresponsabilità dei novizi nella comunità.
Aiutarli a valorizzare i propri doni personali perché possano metterli al
servizio degli altri e collaborare attivamente alla costruzione della comunità.
3.3. Incontro con
la missione:
Fare proprio
lo spirito dell'Ordine con fedeltà al carisma e integrarsi nella missione
ospedaliera. Essere disponibili per servire i malati e i bisognosi, come
annuncio e costruttori del Regno di Dio.
3.4. Incontro con
Dio:
Vivere un'esperienza forte di preghiera personale e comunitaria, e di
incontro con Dio a partire dalla spiritualità propria dell'Ordine.
4. MEZZI
118. I mezzi più adeguati che si propongono per
raggiungere gli obiettivi del Noviziato sono:
a. Progetto
Personale e Comunitario del Noviziato, che includa tutti gli aspetti
debitamente armonizzati, quali apertura e distacco, interiorità e relazione con
gli altri, libertà e responsabilità, preghiera e lavoro, studio e attività
pratiche e ricreative.
b. Coltivare
tempi di solitudine e silenzio che favoriscano la preghiera e condividere la
Parola e le celebrazioni liturgiche.
c. Incoraggiare
le relazioni interpersonali nella vita comunitaria, condividere le sue feste e
la gioia della vocazione ospedaliera.
d. Apertura e
inserimento nel territorio del centro formativo.
e. Incontri
periodici con il Formatore; e accompagnamento spirituale.
f.
Continuare le tecniche di autoconoscenza per una migliore
accettazione di sé e un approfondimento della propria identità religiosa.
g. Seguire il
piano formativo con i contenuti previsti per questa tappa.
h. Partecipazione
quotidiana all'Eucaristia e celebrazione frequente del sacramento della
Riconciliazione.
i.
Dedicare tempo alla preghiera personale e comunitaria, e
alla lettura spirituale.
j.
Riferimento a Maria, modello di consacrazione, ospitalità,
semplicità e ascolto della Parola.
k. Conoscere i
programmi del Centro e la realtà sociale in cui si trova inserito, partecipando
alle attività di équipe e alle relazioni con i collaboratori.
l.
Dedicare del tempo al lavoro come espressione di ospitalità.
5. CONTENUTI
119. I
temi previsti per il Noviziato corrispondono alle aree di formazione umana,
teologia della vita consacrata e studi specifici dell'Ordine.
a. Formazione umana
·
Identità, amicizia e maturità affettivo-sessuale
·
Teoria e pratica del discernimento cristiano
·
Teoria e pratica dell'accompagnamento spirituale
·
Teoria e pratica del Progetto di Vita personale e
comunitario.
b. Formazione teologica
·
Preghiera personale e di gruppo, metodi
·
Introduzione alla Sacra Scrittura
·
Antropologia teologica
·
Trattato su Dio
·
Formazione etica e morale
·
Cristologia
·
Introduzione alla Liturgia.
c. Formazione per la Vita Consacrata
·
Introduzione alla vita consacrata: storia, consacrazione,
carisma, spiritualità e vita di comunità
·
Vocazione: prospettiva antropologica, teologica e
psicologica
·
Consigli evangelici: povertà, castità e obbedienza.
d. Formazione Ospedaliera
·
Regola di Sant'Agostino
·
Costituzioni e Statuti Generali dell'Ordine
·
Documenti dell'Ordine
·
Carisma e consiglio evangelico di ospitalità
·
Storia dell'Ordine
·
Giovanni di Dio: la sua vita e le sue lettere
·
Teologia della sofferenza.
6. CRITERI PER LA PROFESSIONE TEMPORANEA
120. I
criteri che permettono di valorizzare le attitudini di un novizio, per poter
accedere alla professione, sono i seguenti:
a. Aver
progredito nella conoscenza e nell'accettazione di sé: autocontrollo, maturità
e capacità di assumere impegni stabili.
b. Essere capace
di mantenere relazioni interpersonali mature.
c. Esprimere
liberamente la propria decisione vocazionale e avere attitudini e atteggiamenti
per la missione ospedaliera.
d. Aver ottenuto
un livello adeguato di vita spirituale, di fede e di preghiera.
e. Avere
attitudine per la vita di comunità.
f.
Comprendere, assimilare e amare il progetto di vita
dell'Ordine e accettare lo spirito e le esigenze delle Costituzioni.
g. Aver
manifestato condizioni sufficienti per vivere le esigenze dei consigli
evangelici in chiave di ospitalità.
VII.
SCOLASTICATO
“Non
voi avete scelto me
ma
io ho scelto voi,
e
vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto,
e
il vostro frutto rimanga"
(Gv 15, 16).
1. NATURA
121. Lo
Scolasticato è la tappa di formazione iniziale che abbraccia il periodo di
tempo che va dalla prima professione alla professione solenne. In questa tappa
si intende consolidare l'opzione vocazionale “raggiungere un grado di maturità
umana e spirituale che permetta loro di comprendere e vivere la loro
consacrazione nell’Ordine, come un vero bene per sé e per gli altri”[85]. È, quindi,
un tempo di maturazione della persona e di approfondimento della formazione
iniziata nel noviziato[86], in cui si
deve favorire la crescita e il consolidamento del religioso in tutte le
dimensioni della sua personalità.
122. Si
tratta di un periodo molto importante in cui si continua la formazione umana,
professionale, teologica, spirituale e pastorale, armonizzando la vocazione e
la missione[87], che dispone
gli scolastici a prepararsi per la professione solenne, in cui si consacrano
definitivamente a Dio nell'Ordine.
123. Il Confratello scolastico è chiamato ad
armonizzare i tempi di attività dedicandosi a coltivare la sua vita spirituale.
Egli concretizzerà il tempo dello Scolasticato attraverso l'esperienza viva dei
voti di castità, povertà, obbedienza e ospitalità come partecipazione alla
sequela di Cristo, inserito nel mondo. È un tempo privilegiato di opzione per
il Regno di Dio nell'Ospitalità.
124. La
tappa dello Scolasticato, come espresso nei nostri documenti, offre una varietà di possibilità che si
possono adattare alle caratteristiche dei luoghi e delle singole persone.
2. OBIETTIVO GENERALE
125. Approfondire, come Fratello di Giovanni di
Dio, l’esperienza della vita consacrata nella sequela di Cristo, con un
processo di integrazione personale, che lo abiliti alla consacrazione
definitiva nell'Ordine al servizio della missione.
3. OBIETTIVI SPECIFICI
126. Gli obiettivi propri dello Scolasticato
sono:
3.1. Incontro
con se stesso:
Consolidare la
propria identità personale come Fratello di Giovanni di Dio, integrando
progressivamente nella propria vita il lavoro, la missione e gli studi
teologici, professionali e pastorali.
3.2. Incontro con
la comunità:
Approfondire
il senso di appartenenza all'Ordine, e impegnarsi come membro attivo nella
costruzione della comunità, dalla sua pluralità e dall'universalità dei suoi
membri.
3.3. Incontro con
la missione:
Sviluppare la missione dell'Ordine nella Chiesa mediante una formazione
specifica per l'inserimento e l'impegno nel mondo dei poveri e dei bisognosi.
3.4. Incontro
con Dio:
Consolidare l'esperienza di Dio nella sequela di Cristo e
leggere la vita e la storia alla luce del Vangelo della misericordia.
4. MEZZI
127. I mezzi adeguati per raggiungere gli obiettivi proposti in questa tappa
sono:
a. La comunità
formativa in cui si vive il carisma e la fraternità secondo lo spirito di San
Giovanni di Dio.
b.
Informazione sufficiente e adeguata agli scolastici, che li stimoli ad
accettare e ad assumere la realtà concreta dell'Ordine, della Provincia e della
comunità.
c.
Accompagnamento spirituale, come mezzo per stimolare la crescita integrale
dei Confratelli[88].
d. Compiti di
interiorizzazione dei valori e dei contenuti del carisma dell'Ordine.
e. Esperienze di
lavoro ospedaliero, secondo le possibilità di ogni scolastico, partecipando e
impegnandosi nelle opere apostoliche e con i collaboratori.
f.
Condividere le riflessioni sulle sfide presenti e future per
dare una risposta a partire dal nostro carisma.
g. Incontri
comunitari per la crescita personale e di gruppo mettendosi a confronto con le
diverse realtà .
h. Elaborazione
del Progetto di Vita Comunitario per creare un clima di dialogo e di
comunicazione.
i.
Incontro di Confratelli scolastici, a livello provinciale e/o
interprovinciale, in cui si affrontino temi di interesse comune.
j.
Stabilire ritmi di preghiera personale e comunitaria che permettano di
leggere la propria vita alla luce della fede.
k.
Elaborazione del progetto personale, verificandolo con il proprio
formatore.
l.
Preparazione adeguata e studi relativi al carisma, ottenendo
i titoli accademici riconosciuti, necessari per realizzare la missione.
5. CONTENUTI
128. Per
quanto riguarda i contenuti, si sottolinea l'importanza di lavorare e di
formarsi nei seguenti compiti:
a. Studi
teologici complementari in materie quali: Missionologia, Liturgia,
Ecclesiologia, Ecumenismo, Mariologia e Pneumatologia, Dottrina Sociale della Chiesa.
b. Teologia della
vita consacrata: consacrazione, comunità, consigli evangelici, attualità della
vita consacrata, spiritualità e carisma dell'Ordine. Al termine di questa tappa
lo scolastico deve aver conseguito una buona sintesi teologica.
c. Studi professionali,
con i debiti titoli accademici, in conformità alla carriera scelta, di mutuo
accordo con i superiori l'Ordine. In questa tappa si deve contemplare lo studio
o la conoscenza di altre lingue per facilitare la comunicazione con tutto
l'Ordine.
d. Studi che
favoriscano la missione ospedaliera: Pastorale della Salute e Pastorale
Sociale, Bioetica, Spiritualità dell'Ordine, studi socio-politici dei sistemi
sanitari e sociali del paese.
6. CRITERI PER LA PROFESSIONE SOLENNE
129. Con
la professione solenne si conclude questa fase della formazione iniziale.
Nell'Ordine curiamo in particolare i mesi che la precedono e dedichiamo “un
periodo di preparazione più intensa, ritirandoci dalle occupazioni abituali”[89]. L'esperienza
dimostra l'importanza di questi "tempi forti" per un'esperienza
rinnovata di Dio e per una sintesi personalizzata che canalizzi ed armonizzi
tutte le dimensioni della persona del giovane religioso.
130. Per accedere
alla professione solenne si devono tener presenti i seguenti criteri:
a. Maturità
affettiva e umana che metta in grado di assumere con responsabilità la propria
vita e l'impegno definitivo.
b.
Attitudini per la vita fraterna in comunità con uno stile riconciliatore e
dialogante.
c.
Integrazione della vita di preghiera e relazione con Dio a partire
dall'ospitalità.
d.
Opzione preferenziale per i poveri e i malati con senso di giustizia e
difesa dei diritti umani.
e.
Esperienza viva della vocazione di fronte all'opzione definitiva con senso
di appartenenza alla Chiesa e all'Ordine.
f.
Aver dedicato un tempo adeguato di preparazione specifica alla professione
solenne[90].
g. Acquisizione
di una formazione professionale adeguata per la missione ospedaliera.
h. Equilibrio tra
la formazione tecnico-professionale e pastorale-apostolica.
Capitolo
quarto
FORMAZIONE
CONTINUA
IX.
FORMAZIONE PERMANENTE
“Trasformatevi
rinnovando la
vostra mente,
per poter
discernere
la volontà di Dio:
ciò che è buono, a
lui gradito e perfetto ”
(Rm 12,2)
1. NATURA
131. I soggetti di questa
formazione sono tutti i Confratelli professi solenni, in ogni fase della vita,
chiamati a cercare e ad amare Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con
tutte le forze, e il prossimo come se stessi[91].
132. Nella nostra vita religiosa passiamo per
tappe significative; in particolare dobbiamo curare: i primi anni della
formazione iniziale di ogni tappa, l'età della maturità; i momenti di crisi e
di ritiro progressivo dall'azione. La vita degli Istituti religiosi, e
soprattutto il loro futuro, dipende in parte dalla formazione permanente dei
loro membri. È dovere di ogni Istituto procurare i mezzi e i tempi adeguati
perché le persone si formino adeguatamente [92].
133. L'essere umano è un soggetto
perfettibile e deve rispondere ai suoi impegni nel qui e nell'ora della sua
esistenza. Non c'è età in cui si possa considerare conclusa la maturità della
persona. Lo richiedono i cambiamenti profondi e accelerati e l'urgenza di dare
risposte concrete ed efficaci alle necessità delle persone, dei tempi e dei
luoghi, così come i cambiamenti e i progressi nel campo ospedaliero e
assistenziale[93].
134. La formazione deve essere sistematica,
integrale, adattata alla capacità dei membri, spirituale e apostolica,
dottrinale e pratica. Per questo occorre valorizzare non solo lo studio come
arricchimento puramente individuale, ma anche la formazione a partire
dall'esperienza di vita in unione con la missione e la fedeltà alla propria
vocazione[94].
2. OBIETTIVO GENERALE
135. Aggiornarci in tutte le dimensioni della
nostra vita, per riuscire a dare una risposta adeguata alla missione specifica
che la Chiesa ci ha affidato[95].
3. OBIETTIVI SPECIFICI
136.
Tenendo conto delle peculiarità e delle qualità di ogni
Confratello, proponiamo i seguenti obiettivi su cui lavorare durante tutta la
vita e che comprendono tutte le dimensioni della persona. Gli stessi potranno
essere adattati nei singoli casi[96].
3.1. Incontro con
se stesso:
Approfondire la realtà esistenziale del momento in cui ogni Confratello
vive, al fine di conseguire uno sviluppo integrale della persona che gli
permetta di accettare la propria storia come storia di salvezza, in una
dinamica di conversione continua.
3.2. Incontro con
la comunità:
Vivere in comunione con la Chiesa, il carisma, la storia e la vita
dell'Ordine, impegnati con i collaboratori, in fedeltà allo stile di San
Giovanni di Dio e dei primi compagni.
3.3. Incontro con la missione:
Essere presenti nel mondo dei poveri, dei malati e dei bisognosi, scoprendo
in loro la presenza di Dio per realizzare il compito di evangelizzazione di cui
abbiamo la responsabilità a motivo dell'impegno con l'Ordine Ospedaliero, che
ci richiede una formazione professionale adeguata e permanente.
3.4. Incontro con
Dio:
Vivere con
fedeltà la chiamata costante alla sequela di Cristo e rispondere con gioia alle
sue esigenze, dando priorità alla vita nello Spirito, presente nella Parola,
nella preghiera, nel carisma, nella comunità e nella vita quotidiana.
4. MEZZI
E CONTENUTI
137. Affinché la Formazione Permanente sia
effettiva e reale dobbiamo mettere in pratica mezzi adeguati quali:
a.
Condividere la realtà e le esperienze vissute da ognuno,
dialogando con la società e con i valori degli uomini e delle donne di oggi[97].
b.
Dedicare tempi forti di riflessione e di aggiornamento a
livello culturale e professionale, con una buona base teologica, allontanandoci
per un certo periodo dalle attività.
c.
Accompagnamento personale che aiuti ad integrare la vita in
tutte le sue manifestazioni.
d.
Riflessione e studio del nostro carisma e spiritualità.
e.
Studio e conoscenza dei documenti dell'Ordine.
f.
Elaborare e assumere progetti di Vita Personale e
Comunitario.
g.
Apertura e collaborazione con altri Istituti e enti
ecclesiali che aiutino ad un approfondimento della formazione.
h.
Partecipare a gruppi di preghiera e di discernimento
comunitari o extra-comunitari.
i.
Corsi di aggiornamento nella pastorale: metodi di lavoro,
obiettivi, rapporti di aiuto, elaborazione del dolore[98].
j.
Lettura evangelica della vita e della missione, alla luce
della Parola di Dio e in chiave liberatrice.
k.
Conoscenza della lingua e della cultura del luogo in cui si
realizza la missione apostolica.
l.
Contattare organismi della Chiesa e della diocesi
relazionati alla Pastorale della Salute e alla Pastorale Sociale.
m.
Preparazione e aggiornamento su temi di morale sociale,
etica, bioetica e patrimonio culturale.
n.
Approfondimento della Bibbia, della teologia e del Magistero
della Chiesa[99].
o.
Partecipare agli Esercizi spirituali, ai corsi di
aggiornamento e ad altre attività sulla dimensione contemplativa della nostra
vita.
X.
FORMAZIONE DEI FORMATORI
“Annunzia
la Parola,
insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna,
ammonisci
... esorta con ogni magnanimità e dottrina"
(2Tim
4, 2)
1. NATURA
138. Una
delle responsabilità del governo di un Istituto è curare la selezione e la formazione
dei formatori, in quanto essi sono una mediazione significativa nel
discernimento vocazionale e nella formazione iniziale. Per questa ragione, i
Confratelli designati per questo ministero dovranno dare priorità a questo
compito sulle altre attività e servizi da loro realizzati[100].
139. Le
nostre Costituzioni segnalano le caratteristiche principali che devono avere i
formatori. Tra le altre, indichiamo le seguenti[101]:
a. Possedere
l'equilibrio personale, la preparazione umanistica, pedagogica e teologica
sufficiente per svolgere adeguatamente il compito loro affidato.
b. Essere aperti
all'azione di Dio nella propria vita, manifestando nel loro modo abituale di
agire di possedere la maturità propria di una persona adulta nella fede.
c. Incoraggiare
l'amore e la fedeltà al nostro carisma e alla nostra missione, in comunione con
gli orientamenti della Chiesa e dell'Ordine.
d. Assecondare
l'azione dello Spirito Santo sui formandi tenendo con loro gli stessi
atteggiamenti che Gesù ebbe con i suoi discepoli: fiducia nei loro sforzi,
comprensione nelle loro debolezze e sempre spirito di servizio.
2. OBIETTIVO GENERALE
140. Prepararsi e aggiornarsi per quanto riguarda
i temi specifici di formazione per poter assumere e realizzare, in modo
adeguato, la responsabilità affidata dall'Ordine.
3. MEZZI E CONTENUTI
141. Alcuni dei mezzi
che aiutano i formatori nello svolgimento della loro missione sono:
a. La creazione,
da parte dell'Ordine e delle Province, di strutture adeguate, e la
partecipazione ai corsi e alle riunioni di formazione per i formatori a livello
di Chiesa e dell'Ordine.
b. Formazione
specifica e sistematica riguardanti temi di antropologia, psicologia,
pedagogia, teologia e accompagnamento.
c. Apertura ad
altri Istituti a livello di studi e scambio di esperienze intercongregazionali.
d. Corsi e/o
incontri a livello di Curia Generale o interprovinciali per aprire e
condividere nuove strade di ospitalità.
GLOSSARIO
Questo glossario intende facilitare la
comprensione del nostro Progetto
formativo nelle diverse realtà e culture in cui l'Ordine è presente. Esso
vuole rispondere altresì ai vari livelli di preparazione che possiedono i
formandi.
L'elenco che offriamo non esaurisce il
significato dei termini definiti, in quanto esistono altre accezioni. Il senso
degli stessi corrisponde, pertanto, a quello che assume nel nostro libro della
formazione.
Definizione
dei termini più comuni
nell'ambito
della formazione
Accompagnamento
Missione
che una persona compie in rapporto ad un'altra che viene accompagnata per
ottenere che questa realizzi il cammino personale di libertà in conformità al
progetto di Dio su di lei.
Accompagnare
vuol dire porsi a fianco di qualcuno, condividere l'esperienza umana in
dimensione di fede, testimoniare, orientare e camminare insieme. Come Gesù si
mise a fianco dei discepoli di Emmaus[102], così il
formatore accompagna il fratello "minore" percorrendo il cammino per
aiutarlo a scoprire e ad approfondire la realtà della sua vocazione[103].
Appartenenza
Adesione
ad una istituzione o gruppo sociale, politico o religioso. L’appartenenza
all’Ordine implica l’identificazione con i suoi valori, con la sua tradizione,
il carisma e la spiritualità lungo tutta la sua storia.
Assumere
Personalizzare,
interiorizzare, fare proprio, vivere qualcosa a partire da se stesso e centrato
in se stesso. Accettare e vivere in profondità e responsabilizzarsi, tanto
della tappa formativa come degli altri compiti.
Atteggiamento
Aspetti
e disposizioni che corrispondono all’essere di ogni Confratello e si
manifestano nel suo modo abituale di agire.
Attitudine
Idoneità,
competenza e abilità innata per qualcosa. Capacità del formando o del
Confratello di vivere la missione ospedaliera con le esigenze inerenti al
carisma.
Carisma
Dono
dello Spirito Santo, che arricchisce e dispone una persona e la mette in grado
di svolgere un servizio a favore degli altri.
Carisma dell’Ordine
Dono
dello Spirito Santo, che ci comunica atteggiamenti di benevolenza e di
dedizione, che ci configura al Cristo
compassionevole e misericordioso del Vangelo, per annunciare e rendere presente
il Regno mediante il servizio ai poveri, ai malati e ai bisognosi[104].
Criterio
L’orientamento
o la facoltà di discernere; norma di attuazione che ci aiuta ad assimilare e a
decidere le politiche d’azione, sia per le scelte personali sia a livello dell’Ordine in relazione alla missione.
Cultura
Insieme
di valori, credo, modelli di vita e costumi che danno ai popoli la loro
fisionomia o modo d’essere peculiare nel corso della loro storia[105]. È il modo
con cui un gruppo di persone vive, pensa, sente e si organizza, celebra e
condivide la vita. In ogni cultura soggiace un sistema di valori, di
significati, di visioni del mondo che si esprimono nel linguaggio, nei gesti,
nei simboli, nei riti e negli stili di vita.
Diritto dell’Ordine o Diritto Proprio
Norme
di vita emanate dalle Costituzioni, Statuti Generali e documenti ufficiali,
promulgati dal Capitolo Generale o dal Priore Generale, per tutto l’Ordine; e
dal Capitolo Provinciale, o dal Padre Provinciale, per la rispettiva Provincia.
Discernimento
Esercizio del giudizio applicato ai fatti che ci
preoccupano o ai sentimenti che sperimentiamo, e che determinano ciò che
rappresenta o meno la volontà di Dio.
Si intende anche come esercizio di scambio e
riflessione con altre persone per scoprire la volontà di Dio, in rapporto alla
vocazione e al processo formativo che desideriamo seguire, restando aperti allo
Spirito.
Ecologia
Si
riferisce al rispetto, alla cura e alla preservazione delle risorse naturali,
per favorire un ambiente sano, da trasmettere alle future generazioni come
eredità di arricchimento[106].
Ecumenismo
Sforzo
delle diverse confessioni per l’unità dei cristiani. Impegno congiunto, che
tende a superare le barriere e le divisioni, per ottenere l’unità nella verità,
la giustizia e la carità[107].
Evangelizzazione
Annuncio
di Gesù Cristo e della sua Buona Novella mediante la testimonianza, la
proclamazione della sua Parola e la celebrazione.
Fedeltà
creativa
Capacità
e impegno audace e vigoroso per mantenere vivo il carisma dell’ospitalità nella
Chiesa, secondo lo spirito di San Giovanni di Dio, come risposta alle esigenze
e necessità dell’uomo e della donna che soffrono[108].
Formazione integrale
E’
il processo formativo che favorisce lo sviluppo armonico di tutti gli aspetti
della persona e l’assimilazione dei diversi contenuti formativi. Si tratta di
armonizzare l’esperienza di Dio nella propria persona (esperienza di filiazione), nella comunità (esperienza di fraternità) e nella missione (esperienza del Regno).
Gesto
È’
la manifestazione concreta dell’agire della persona di cui esprime e
interiorizza le qualità. Il gesto manifesta gli aspetti della sua personalità.
Il gesto e l’atteggiamento sono correlazionati.
Identità
Aspetti
caratteristici di una persona o di un’organizzazione, senza i quali questa non
sarebbe se stessa. L’identità esprime ciò che siamo e, allo stesso tempo, ciò
che ci differenzia dagli altri.
Incontro
Presa
di coscienza ed esperienza di vicinanza e di presenza di un’altra persona
o realtà, per la quale il soggetto si
trova coinvolto esistenzialmente. È prendere coscienza della presenza di Dio
nella propria persona, nella comunità e nella missione.
Inculturazione
Processo
di adattamento e assimilazione dei valori, delle tradizioni e dei costumi
propri della società in cui viviamo.
Itinerario spirituale
Cammino
verso l’incontro con Dio seguendo Gesù Cristo e assimilando progressivamente i
suoi sentimenti, animati dallo Spirito per vivere e incarnare la sua fede in
una vocazione specifica[109].
Mezzi
Le diverse risorse o azioni che impieghiamo per
raggiungere gli obiettivi che ci siamo proposti.
Missione
dell’Ordine
Realizzazione
del mandato di Gesù di annunciare il Regno, con gesti e parole, tra le persone
ammalate e bisognose, secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
Modo
di rendere dinamico il carisma ricevuto, con cui si testimonia il Regno e
l’amore verso Dio e la persona umana. Per il Fratello di San Giovanni di Dio la
missione è un elemento fondamentale del suo essere consacrato, con la quale
manifesta che il Cristo compassionevole e misericordioso del vangelo permane
vivo tra gli uomini[110].
Motivazione
Le
ragioni che ci spingono ad agire, come persone o come comunità, in situazioni e
realtà concrete. Diremmo anche che sono le ragioni che una persona ha per realizzare
un’azione.
Obiettivo
Il fine che desideriamo raggiungere e verso il
quale indiriziamo una decisione o un’azione concreta. Parte dall’ideale,
espresso in modo chiaro e preciso, che indica dove si vuole giungere.
Opzione
Si
riferisce alla libertà o facoltà che abbiamo di scegliere, dopo aver analizzato
la realtà, tenendo conto dei vantaggi e degli inconvenienti[111].
Opzione per i poveri
Risposta
evangelica che motiva un’azione preferenziale, non esclusiva né escludente, che
porta ad un avvicinamento al povero, per solidarizzare, condividere e vivere
con lui[112].
Paradigma
Equivale a modello o esempio. Un paradigma è un
insieme di idee articolate che permettono di interpretare la realtà. Nella vita
consacrata, intendiamo per paradigma i modelli o gli esempi pedagogici vissuti
nel corso della sua storia, come quelli denominati: “classico”, “moderno”,
“missionario” e “integrale”[113].
Pianificare
Elaborare
un progetto tenendo conto di obiettivi, mete, mezzi, attività e persone
responsabili, per il conseguimento di una determinata finalità.
Pluralismo
Atteggiamento
e metodo sociale, che accetta la diversità di opinioni, credo, ideologie,
valori culturali e religiosi, affinché possano convivere e dialogare restando
fedeli ai principi rispetto alle differenze[114]. La pluralità
come espressione della vita e ricchezza dell’Ordine, supera l’uniformità,
promuove la diversità e riafferma l’unità.
Principi
Si
riferisce all’ideale o alle idee-forza che regolano il nostro pensiero e la
nostra condotta personale e comunitaria. Di fronte alla pluralità delle
culture, delle opinioni e dei valori, siamo d’accordo nei principi fondamentali
attraverso i quali esprimiamo il carisma e la missione.
Profilo
Si riferisce a un
ideale, conformato da certi “indicatori”, osservabili, riferiti alle
caratteristiche, agli atteggiamenti e ai valori a livello umano, cristiano e
religioso, che già possediamo o che ci proponiamo di raggiungere.
Progetto
Personale
Espressione
di un impegno di vita, previamente scelto, al fine di rispondere alla propria
vocazione. Fa parte di un piano ed è frutto di una volontà dinamica che tiene
conto del contesto di ogni persona.
Progetto
Comunitario
Espressione
di un impegno di vita di una comunità, previamente elaborato e condiviso, al
fine di rispondere alla propria vocazione e missione. Fa parte di un piano ed è
frutto di una volontà dinamica che tiene conto della realtà che si vive[115].
Programma
E’
lo sviluppo concreto e parziale di un piano. Il programma concretizza gli
obiettivi al fine di ottenerne il compimento in un tempo e luogo determinati,
precisando responsabili, attività e mezzi.
Ratio
Institutionis
Progetto
generale di formazione, ispirato al carisma dell’Ordine, per rafforzare
l’identità e la spiritualità della stessa. La Ratio armonizza criteri e contenuti
che favoriscono l’universalità e l’unità, in accordo alle esigenze culturali[116].
Regno di Dio
E’
il piano iniziato da Cristo, secondo la volontà del Padre, che annuncia con la
sua vita di dedizione e servizio agli uomini. Il Regno è la Buona Novella della
Salvezza che si esprime attraverso la giustizia, l’amore e la pace. Come
Fatebenefratelli e consacrati al Regno siamo chiamati a costruirlo ogni giorno,
servendo il vangelo della vita.
Rifondare
Significa
avere il coraggio di interpellarci e scoprire continuamente la ricchezza del
carisma nelle sue origini e renderlo attuale in ogni momento.
Ritmo
personale
Si
riferisce alla dinamica che possiede ogni persona per seguire e vivere i
processi all’interno della nostra vocazione e missione.
Segni dei
tempi
Realtà
nuove all’interno di una cultura, nella società e nella Chiesa, attraverso le
quali Dio si manifesta, e che noi dobbiamo interpretare alla luce del Vangelo
per rispondere adeguatamente al suo progetto di salvezza.
Spiritualità
Modo di essere e di vivere
secondo la forza unificatrice dello Spirito, che facilita la trasformazione
interiore e ci orienta ad una forma di identificazione personale con Cristo. La
spiritualità riguarda tutti gli aspetti della vita della persona.
Spirito dell’Ordine
In generale, viene utilizzato come sinonimo di
carisma e spiritualità, ma si riferisce anche al modo di essere e di agire dei
Confratelli, secondo lo stile di San Giovanni di Dio.
Stile di vita
Si
intende il modo peculiare di vivere di una persona o di un gruppo, che lo
distingue in conformità alla sua vocazione[117].
[1] Cf. VC 68
[2] Quando in questo Progetto Formativo si parla di Province o di Curie Provinciali, ci si riferisce anche alle Viceprovince e alle Delegazioni Generali.
[3] Cf. Vita Consecrata, n.65
[4] Cf. C 6
[5] V.C. 69
[6] TMA 20.
[7] VC 68.
[8] Cf. PILES, P., Lasciatevi guidare dallo Spirito, 2.4.
[9] Cf. MARCHESI, P., L’Ospitalità dei Fatebenefratelli verso il 2000, 14
[10] CSD 25
[11] Cf. VC 37
[12] Cf. FetR 68, 69, 76, 81, 89, 98
[13] Cf. VC 67
[14] Cf. VC 20
[15] Cf. Gv 15, 16
[16] Cf. EV 27-28; 79-87
[17] C 2a
[18] C 2c
[19] C 6a
[20] Cf. C 6b
[21] Cf. Ordine Ospedaliero, Confratelli e Collaboratori insieme per servire e promuovere la vita, 16 e 124; CIOO 4.5.2 – 4.5.3
[22] 1GL 1
[23] Cf. C 2b, 3b
[24] 1 DS 13
[25] VC 38
[26] Cf. C 28a
[27] Cf. Lc
4, 18
[28] Cf. 2 Co 5, 14: “La carità di Cristo ci spinge”; PILES, P., La Forza della Carità, 1995
[29] Cf. CASTRO, F., Storia della vita...di San Giovanni di Dio, cap. IX.
[30] 2GL 7
[31] Cf. VC 37, 39
[32] Cf. VC 60
[33] Cf. 2DS 25
[34] Cf. VC 82
[35] Cf. C 23; VC 37
[36] Cf. VC 110: “Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire!”.
[37] Ordine Ospedaliero, Giovanni di Dio continua a vivere nel tempo.
[38] VC 110
[39] Cf. C 103b
[40] Cf. Ordine Ospedaliero, La Dimensione Missionaria dell’Ordine, Cap. VIII; C 48b.
[41] Cf. DCGB, III Linee di azione della Nuova Ospitalità.
[42] Cf. Lc 10, 25-37
[43] La vita
consacrata è stata espressa, lungo la storia, con diversi paradigmi che l’hanno
fatta configurare con determinati profili :
a. Il
paradigma classico accentuava la dimensione gerarchica della Chiesa e,
pertanto, della vita consacrata, quest’ultima intesa partendo da schemi
tradizionali di stile monacale: rimando a un Dio Assoluto, alla perfezione,
normatività e regolarità della vita religiosa.
b.
Un secondo
paradigma di tipo moderno coincide con la teoria che ha preso forma a partire
dal Vaticano II, e che sottolinea l’importanza della persona e del gruppo
comunitario come elementi essenziali della vita consacrata, con predominio dei
criteri psicologici e culturali, oltre che della realizzazione personale e
comunitaria; viene accentuata inoltre la figura di Gesù su quella della Chiesa.
c. Allo stesso tempo ed in maniera
simultanea si sviluppa un terzo modello o paradigma, che cerca di andare avanti
rispetto al precedente, e con il quale
si vuole far risaltare l’importanza della missione. La vita consacrata è “per
la missione”: dedizione a Gesù per l’estensione del Regno.
d. Di
fronte a questi tre modelli (“classico”, “moderno” e “missionario”) che si sono
succeduti e che, talvolta, sono coesistiti simultaneamente, nel nostro
Progetto, proponiamo un quarto paradigma, denominato integrale. Detto paradigma
cerca di superare le impostazioni dei precedenti, per integrare tutti gli
elementi della vita consacrata a partire dall’esperienza di essere chiamati da
Dio. Dio è il centro, e non una dimensione sullo stesso livello delle altre:
personale, comunitaria e ospedaliera. Questo progetto pretende uno sviluppo
armonico di tutte le sfaccettature della persona, facendo affidamento sul suo
contesto e sulla sua storia.
[44] Cf. VC 65
[45] Cf. VC 64
[46] Cf. Fil 2, 6-11
[47] Cf. C 55 e 56
[48] Atti 10, 38
[49] Cf. VC 65
[50] Cf. VC 67
[51] Cf. C 27a
[52] VC 41
[53] Cf. C 26
[55] Cf. DV 25-26; VC 94.
[56] 2DS 25.
[57] Cf. SC 14
[58] Cf. VC 28; PI 20; C 25.
[59] Il
Capitolo Generale del 1736 ha dichiarato la festa del Patrocinio della Vergine
Maria sull'Ordine Ospedaliero.
[60] Santa Teresa di Gesù, Libro della Vita, c 8,5
[61] Cf. C 27-35: “Comunità di fede e di preghiera”.
[62] Cf. VC 15.
[63] Cf. C 8; VC 20-21.
[64] Cf. C 27a.
[65] Cf. VC 67.
[66] Cf. VC 66
[67] Cf. VC 65
[68] Cf. C 12c; 47, 103b
[69] LB 11
[70] Cf. PI 36, 37, 38; VC 38
[71] Cf. VC 66
[72] I contenuti che appaiono in ciascuna tappa
formativa hanno una finalità orientativa, giacché in ogni paese e centro di formazione
andrà effettuato il relativo adattamento curricolare, secondo le possibilità e
i piani di studio.
[73] Cf. C. 66a e SG
58b e 60.
Sulla base del Diritto proprio dell'Ordine sul Prepostulantato,
proponiamo quanto segue:
1.
NATURA: Alcune Province hanno centri di
orientamento vocazionale. L'Ordine prevede la possibilità del
Prepostulantato come parte del processo formativo.
2.
OBIETTIVO: Aiutare i
candidati
a chiarire e a discernere la loro vocazione nella Chiesa, offrendo loro una
formazione umana e cristiana adeguata, accostandosi
alla missione dell'Ordine Ospedaliero.
3. MEZZI:
a.
Disporre di centri
e di persone dedite alla loro formazione che offrano loro il discernimento
della vocazione.
b.
Accompagnare
i candidati, offrendo loro la possibilità di continuare a vivere nel proprio
ambiente familiare o in altri luoghi appropriati con l'aiuto dell'Ordine.
c.
Creare gruppi
di sostegno cristiano nei loro luoghi di origine e favorire la loro
integrazione, prima dell'ammissione al Postulantato.
d.
Rendere
possibile la conoscenza dell'Ordine e il contatto con la nostra missione e con
le persone che soffrono.
[74] Cf. C 53
[75] Cf. Ivt 32.
[76] Cf. VC 64.
[77] Cf. C 53d; VC 64.
[78] Cf. C 58
[79] Cf. C 66b; SG 61
[80] Cf. CDC 597, 2
[81] Cf. RC 4 c, e
[82] Cf. RC 11.III; CDC 642, 646; PI 43.
[83] Cf. C 67
[84] Cf. CDC 646
[85] C 69
[86] Cf. CDC 659, 1; PI 59
[87] Cf. C 69-71; SG 75
[88] Cf. PI 63
[89] Cf. PI 64
[90] Cf. C 70b e SG 11
[91] Cf. Dt 6,5; Mt 22, 37-39; C 72; VC 69
[92] Cf. PC 18; PI 67
[93] Cf. CDC 659, 1; GS 4
[94] Cf. CDC 660-661; PI 66
[95] C 72b
[96] Per una visione più ampia, si dispone del documento, La
Formazione Permanente nell'Ordine, 1991.
[97] Cf. VFC 43
[98] Cf. VC 71
[99] Cf. PI 68
[100] Cf. VC 66; PI 30, 31
[101] Cf. C 64
[102] Cf. Lc 24,13-16
[103] Cf. Ivt 34
[104] Cf. C 2ab
[105] Cf. CP 386; CSD 228
[106] Cf. CP 1236. E’ necessario, a partire dalla formazione, educare alla coscienza ecologica, di cui uno dei principi basilari è l’etica della solidarietà.
[107] Cf. UR 4; VC 100
[108] Cf. VC 37
[109]Cf. VC 65; Ivt 34
[110] Cf. C 2b,5a
[111] Cf. CP 1299.
[112] Cf. CSD 178; CP 1132
[113] Cf. Capitolo primo, paragrafo II, n. 35-36 di questo libro di Formazione.
[114] Cf. DH 2; GS 74
[115] Cf. SG 26; Il Progetto di Vita, documento 3
[116] Cf. VC 68
[117] Cf. Lo stile di vita dei Fatebenefratelli, Roma 1991, documento 4.