Gesù ci ha chiamati per una missione
2 febbraio 2020
Ai Confratelli e alle Comunità dell’Ordine
Miei cari Confratelli,
Il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, si celebrerà la XXIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Dato che quest’anno cade di domenica, Papa Francesco la celebrerà nella Basilica di San Pietro sabato 1 febbraio, con i consacrati e le consacrate di Roma.
Per questo motivo, vorrei far pervenire i miei auguri ai Confratelli dell’Ordine e a tutte le persone consacrate che collaborano alla nostra missione e fanno parte della Famiglia di San Giovanni di Dio. Questa Giornata ci offre l’opportunità, ancora una volta, di celebrare la nostra consacrazione religiosa e ringraziare il Signore per il dono della vocazione, seguendo il carisma dell’ospitalità, secondo lo spirito di San Giovanni di Dio, nostro Fondatore.
Per questa occasione, il Santo Padre ci ricorda che: “Gesù non ci ha scelti e mandati perché diventassimo i più numerosi! Ci ha chiamati per una missione. Ci ha messo nella società come quella piccola quantità di lievito: il lievito delle beatitudini e dell’amore fraterno nel quale come cristiani ci possiamo tutti ritrovare per rendere presente il suo Regno.[1]
E’ trascorso quasi un anno dalla conclusione del Capitolo Generale dell’Ordine, che ha avuto come suo culmine proprio un incontro fraterno con il Papa, che ci ha consigliato i percorsi da seguire, per il nostro Ordine e concretamente per la nostra vita consacrata, in linea con quanto ho appena detto. Inoltre, nel documento conclusivo del Capitolo Generale sono state date delle indicazioni molto precise per la nostra vita consacrata, a livello spirituale e apostolico, ma anche a livello personale e comunitario.
In questa occasione, desidero sottolineare l’importanza della formazione continua, come elemento fondamentale di rinnovamento permanente della nostra vita consacrata, personale e comunitaria. Sappiamo bene che la formazione del Fatebenefratello non si conclude con la formazione iniziale e quindi con la professione solenne, ma dura tutta la vita. E’ anche vero però che non sempre le riserviamo la giusta attenzione, e ci accontentiamo di fare dei corsi su temi attinenti alla vita spirituale, apostolica e fraterna, e talvolta non si fa neanche questo.
Tutto ciò fa parte della formazione continua, ma è insufficiente. In realtà, la formazione continua è necessaria per tutti i consacrati, e ovviamente anche per i Fatebenefratelli, perché ci aiuta a vivere la nostra consacrazione con passione, gioia ed entusiasmo, disponendoci a donare la nostra vita a Dio e al suo Regno, nel servizio ai malati, ai poveri e a quanti sono nel bisogno.
Non tutti dobbiamo fare lo stesso percorso: si deve tenere conto dell’età, della cultura, della missione apostolica che si realizza e di altre variabili. Tutti però dobbiamo cercare e aver cura degli elementi che ci aiutano a vivere la nostra vita spirituale, fraterna e apostolica giorno per giorno, in un cammino permanente di crescita spirituale e di ospitalità, in un cammino di conversione continua.
Ogni religioso è responsabile di procurare i mezzi necessari, mentre i Superiori provinciali e locali devono offrirli e organizzarli per aiutare i Confratelli e le comunità. Il Governo Generale sta preparando un documento guida che sarà inviato alle Province e alle Regioni dell’Ordine, cosi che su questa base si possa incoraggiare e organizzare la formazione dei Confratelli e delle comunità.
Solo curando la nostra consacrazione attraverso la formazione continua, intesa in questo modo, potremo rispondere alla chiamata del Signore ed essere lievito nella massa e luce nell’oscurità.
Auguro a tutti di celebrare con gioia la XXIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata, e come ho già detto in altre occasioni: illuminiamo il mondo con la testimonianza dell’ospitalità, così come fece San Giovanni di Dio!
Vi saluto fraternamente, uniti nel Signore e nel nostro Fondatore.
Fra Jesús Etayo
Superiore Generale
[1] Papa Francesco, Viaggio Apostolico in Marocco, Incontro con i sacerdoti, i religiosi, i consacrati e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, 31 marzo 2019.