“Il Signore ha consolato il suo popolo” (Isaia 52,9)
A tutti i Membri della Famiglia di San Giovanni di Dio
Miei cari Confratelli, Collaboratori, Volontari e amici,
Il Natale è ormai prossimo, e vorrei inviarvi i miei auguri di buona salute e di pace, nella celebrazione della festa in cui Dio si fa uomo per illuminare l’oscurità del nostro mondo, consolare i più deboli e restituire la dignità a tutti gli esseri umani. E’ la migliore notizia che potessimo ricevere. Auguri!
Uno dei testi del profeta Isaia che si legge il giorno di Natale dice: “Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme”. E’ un canto di gioia e di speranza per tutto il popolo di Israele che, esiliato ed umiliato, sente che il Signore non lo abbandona, ma anzi che gli è sempre vicino, lo consola, lo accompagna e lo riscatta. Da questa esperienza del popolo giudaico possiamo spiegare il Natale, il mistero dell’incarnazione di Dio, che si fa uomo nel Bambino che nasce in una stalla di Betlemme, e che ha per culla una mangiatoia. E’ lì che Maria lo diede alla luce, perché non trovò ospitalità in nessun altro luogo. La nascita del Bambino, che riempì di gioia i cuori dei suoi genitori, è la grande notizia anche per il nostro mondo. Il Signore nasce nel Bambino Gesù e viene per consolare, accompagnare, riscattare e dar vita al suo popolo, all’umanità intera. Accogliamolo con gioia!
Il Signore consola il suo popolo. E’ un bel modo di esprimere l’amore di Dio per tutti gli uomini e le donne del mondo, e per spiegare la missione di Gesù Cristo, il Bambino di Betlemme. Certamente non lo fa solo con discorsi e riflessioni, ma con i fatti e la propria esperienza personale. Non è nato in un palazzo, né tantomeno in una casa, anche se modesta. Come ci riporta l’evangelista Luca, “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia” (Lc 2,7). Ancora oggi sono tanti i bambini che nascono nelle stesse condizioni di povertà, o lontani dalla propria terra, a causa della miseria, delle malattie, o per motivi legati alla guerra e agli interessi dei potenti del mondo. Per tutti i bambini, ma in particolare per quelli che continuano a nascere in queste condizioni o che soffrono, sono sfruttati, emarginati o esclusi dalla società, Dio si fa uomo in Gesù Cristo, per consolarli, per riconoscerne la dignità e difenderne i diritti, vilmente calpestati dall’egoismo di molte altre persone, tra le quali potremmo essere anche noi se non prestiamo attenzione. Il Bambino che nasce è la loro Consolazione, il loro Difensore, la loro Luce e Vita.
Ci fa molto piacere vedere che nel nostro Ordine sono in continua crescita le Opere e i Servizi Sociali che si dedicano a curare e a consolare le persone emarginate, i senzatetto, i rifugiati e quanti vivono ai margini della società e nell’esclusione. Essi sono l’espressione vivente del Natale, e manifestano l’umanità di Dio attraverso l’ospitalità. Ricordo a mo’ di esempio il Centro Olallo di Londra, che ha celebrato il decimo anno di fondazione, il programma avviato dai Centri del Venezuela contro la denutrizione, e l’apertura dei Centri per rifugiati in Spagna, in Italia e in altri Paesi.
Il Signore nasce in questo Natale anche per le persone che soffrono a causa delle malattie, che vivono nella solitudine, che sono vittime delle guerre e degli abusi di ogni tipo. Gesù Cristo, fedele alla sua missione, aveva sempre tempo per loro: ne curava molti, ascoltava tutti e li consolava, portando luce e speranza. Purtroppo queste realtà, e tante altre ancora, continuano ad esistere nel nostro mondo, ma per tutte le persone che soffrono c’è sempre la luce e la speranza che ci porta il Natale. Questa è la missione che abbiamo ricevuto tutti noi che facciamo parte dell’Ordine: portare a quanti stanno soffrendo la consolazione e la speranza attraverso il dono dell’ospitalità, secondo lo stile del Fondatore. Ringrazio tutti i membri della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio che ogni giorno danno il meglio di sé ponendolo al servizio dei malati, dei poveri e di quanti si trovano nel bisogno, là dove l’Ordine è presente.
E’ Natale, tempo di luce e di consolazione che rinnoverà il mondo. Per il nostro Ordine è come una porta che ci condurrà alla celebrazione del LXIX Capitolo Generale, che ha per titolo: “Costruendo il futuro dell’Ospitalità”. Sarà un momento prezioso per rinnovare la vita dell’Ordine e per proiettare nel futuro la missione che il Signore e la Chiesa ci hanno affidato, l’ospitalità, per continuare a dare consolazione e speranza ai malati, ai poveri e ai bisognosi di ogni tempo e luogo, per i quali nasce a Betlemme il Bambino Gesù. Chiedo a tutti di pregare affinché il Capitolo Generale sia veramente un momento di discernimento e di ascolto dello Spirito Santo, che ci aiuti ad essere fedeli al Signore e allo spirito del Fondatore.
A voi tutti, Confratelli, Collaboratori, Volontari, Benefattori e amici dell’Ordine, malati e assistiti nei nostri Centri, così come ai vostri familiari, auguro un felice Natale e un Nuovo Anno all’insegna della prosperità. A tutti i Confratelli e i Collaboratori che nei giorni di festa saranno accanto alle persone malate e agli assistiti, anche nel giorno di Natale, giungano il mio ringraziamento e i miei auguri più sinceri. In questi giorni sarete la testimonianza concreta dell’ospitalità del Fondatore e della consolazione che ci porta la nascita del Figlio di Dio.
A nome mio personale, e a nome della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio della Curia Generalizia, Confratelli e Collaboratori, auguro a tutti un Felice Natale colmo di pace e di speranza.
Fra Jesús Etayo
Superiore Generale